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Il gioiello del Napoli conquista tutti: «Che emozione quegli applausi!»

Un sogno per volta. Il 26 agosto 2012, a Palermo, l’esordio da titolare con la maglia azzurra del Napoli. Il 12 settembre 2012, all’eta di 21 anni, 3 mesi e 8 giorni il debutto in Nazionale. Lorenzo Insigne incanta tutti. Anche se non segna. Anche se l’Italia, due gol a pare, non entusiasma. Il Magnifico entra nella ripresa, al primo minuto, al posto di un deludente Diamanti, quando Prandelli passa al 4-3-3 stravolgendo ancor una volta il suo modulo. «E quando è entrato Lorenzo le cose sono andate subito meglio, ci siamo messi più larghi e abbiamo cercato più spesso la profondità, con maggior ordine. Insomma ha dato la scossa. Torno su un vecchio discorso, non voglio trequartisti ma calciatori che sappiano attaccare lo spazio», sentenzia Cesare Prandelli a fine partita.
Insigne, anche in Nazionale, ha imposto la sua personalità nel modo giusto. Cioè mettendola al servizio del gruppo. Tutti hanno visto l’altruismo perfetto regalato a Destro. Molti si sono accorti di come abbia rinunciato al tiro in porta per cercare un assist per i compagni in area. «Sono contento, è stata un’emozione fortissima quando il ct mi ha detto di scaldarmi e che stava per arrivare il mio momento». Insigne si scioglie in un sorriso. «Sono contento, molto contento. Perché abbiamo vinto e perché ho giocato». Non fatica a svelare le parole del tecnico prima del suo ingresso sul terreno di gioco: «Mi ha detto, fai solo quello che sai fare. Io credo di aver fatto il mio dovere, di non averlo deluso». Anche a Modena, come al San Paolo, sentiva il tifo della gente dagli spalti. «Fa piacere sentire la gente che ti acclama. Dedico questo debutto ai miei genitori che erano qui e alla mia ragazza che era a casa».
È di poche parole, nonostante la gioia, Insigne. Il ragazzo di Frattamaggiore è uno che dà il meglio di sé in campo: ma dalle frasi sottovoci, dal tono delicato, si comprende immediatamente che Lorenzo è rimasto il ragazzo della porta accanto, cioè uno che vive un’esistenza normale e svolge una professione particolare.
Nella vita di Insigne, in questo momento, stanno accadendo belle storie in campo. Gli ultimi quindici giorni sono stati da sogno. Diciamolo: anormali. Due partite con il suo Napoli, poi ieri, l’esordio in Nazionale proprio quando, viste le difficoltà del gioco degli azzurri, dagli spalti in molti invocavano il suo nome.
E l’ingresso del napoletano con la maglia numero 17 – quando hai il cervello che funziona nel modo giusto sfidi anche la scaramanzia – ha rivoltato l’Italia come un guanto. Bene Insigne. Forse quella maglia è stata in onore di Marek Hamisk che con il Napoli fin dal primo giorno ha scelto quella maglia, andando anche contro i suggerimenti del presidente De Laurentiis e senza temere gli scherzi della cabala. Non è il primo campione che sfida la scaramanzia: Fabio Cannavaro indossava la 17 a Parma (e all’Inter ha giocato con la 13). Nesta ha sempre scelto la 17. Come Trezeguet. Una prova incredibile, quella di Modena, che mette nei guai Mazzarri: chi scegliere, adesso, tra Lorenzo e Pandev?
A ottobre c’è l’Armenia e dalle parole del ct appare scontato la conferma del talento del Napoli, contro Malta il migliore in campo. «È un risultato deludente? Settembre è un mese storicamente difficile per la nazionale, i ragazzi non sono al top della forma».

Fonte: Il Mattino

La Redazione

M.V.

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