Prendete un giovane venticinquenne, dal fisico atletico e dalla faccia un po’ infantile, un professionista di successo, o se vogliamo dirla tutta, un grande atleta, un calciatore idolatrato dai tifosi.
Prendetelo sposato, con due bambini piccoli, a quanto dicono anche molto religioso. E accostatelo a una ragazza bellissima, lunghi capelli neri che nelle foto appaiono accuratamente spettinati, le labbra tumide un po’ imbronciate, gli occhi un po’ a mandorla che guardano con aria di sfida. Può accadere che scoppi l’amore, o almeno che il desiderio prevalga. Il rapporto fra calciatori e starlet, veline televisive, reginette di bellezza, è uno dei fondamenti della costituzione materiale del nostro paese.
Certo, ne può derivare di una crisi familiare molto brutta. Ma non si tratta di una circostanza rara, è sempre accaduto, nello sport almeno fin dai tempi di Coppi e della “Dama bianca” e anche nella vita delle persone comuni. “Scappatelle” e magari successive separazioni e divorzi sono la regola e non l’eccezione nella nostra società: come spiega l’Istat, “se nel 1995,ogni 1.000 matrimoni si sono registrati 158 separazioni e 80 divorzi, nel 2009 si arriva a 297 separazioni e 181 divorzi”, il 60% circa. Dovremmo essere abituati.
Ma quel che è facile alla signora del terzo piano e al ragioniere del quinto di un qualunque condominio, non è altrettanto semplice se la vicenda amorosa riguarda Edinson Cavani, “cannoniere” del Napoli. Soprattutto se, come capita a molti atleti, il “matador” per un po’ di tempo smette di segnare. I giornali si scatenano, i siti web anche, chi introduce oggi sulla finestrella di un motore di ricerca le parole “Cavani gossip” si trova sette milioni e mezzo di pagine da sfogliare. Ci sono casi in cui il gossip, in buon italiano il pettegolezzo, è orchestrato dagli interessati in cerca di un po’ di pubblicità: un ufficio stampa ben introdotto avverte fotografi e reporter, all’ora segnata la coppia clandestina si intravvede mano nella mano o la divetta si tuffa in mare senza indossare la parte superiore del bikini. I teleobiettivi li immortalano, il giorno dopo eccoli di nuovo in evidenza. Missione compiuta
Questa volta però non sembra proprio questo il caso. Il calciatore ha inserito sulla propria pagina Facebook una fotografia in cui si mostra padre affettuoso dei suoi bambini e smentisce tutto. La bella ragazza presenta una denuncia ai carabinieri: «Non sono libera di uscire di casa, di recarmi all’università per frequentare le lezioni, di svolgere una sola delle tante consuete attività quotidiane,» si lamenta. «Sono stata aggredita da sconosciuti per strada – scrive Stefania nella denuncia che sarà inoltrata alla procura – , che mi rivolgono frasi ingiuriose e minacciose, perchè sarei la responsabile dell’appannamento del loro idolo; ho subito il tentativo di interferenza illecita sui tabulati della mia utenza telefonica e l’invasione del mio profilo sul social network Twitter, con la conseguente appropriazione delle mie immagini ivi pubblicate, poi diffuse sui giornali e sulla rete; addirittura qualcuno ha aperto un mio falso profilo sull’altro social network Facebook, aprendo false conversazioni a mio nome».
Le crediamo, e per questo evitiamo di nominarla in questo articolo. Perché dunque questa persecuzione? Qualcuno, anche un giornale diffuso come “Oggi” dice: perché a causa sua Cavani non segna più. Ma nell’ultima partita ha fatto goal di nuovo. E poi, possiamo credere nell’anno di grazia 2013 che un atleta non renda perché ha un amore?
La verità è che il pettegolezzo ha sempre a che fare con l’invidia. Lui è troppo bravo, lei è troppo bella, se stanno assieme sono troppo contenti, per molti versi fanno e sono quel che tutti vorremmo. Vero o falso che sia il loro rapporto, bisogna farglielo pagare, ammantarsi di superiorità morale, condannare e molestare, ma soprattutto farsi i fatti loro. C’è molto di sgradevole in questa storia, vera o falsa che sia l’avventura. Ma non bisogna meravigliarsi, il pettegolezzo c’è sempre stato, nel calcio (pensiamo a Maradona), nello spettacolo, nella vita di tutti. E oggi fiorisce l’auto-pettegolezzo dei social media in cui ciascuno si racconta sperando di diventare oggetto di attenzione. C’è una sola consolazione, per chi subisce il gossip, e una speranza per chi lo attende: che la maldicenza è oggi veloce, distratta, bulimica. Cambia oggetto appena può. E come diceva Andy Warhol, tutti possono sperare nel loro quarto d’ora di celebrità. O temere in un quarto d’ora di malignità, se già sono famosi.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
Condividi:
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Ok Notizie (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pocket (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
- Altro