Lo chiameremo sir Walter: e oltre lo sguardo un po’ (perennemente) torvo, in quel «te, tu» d’ordinanza livornese, si scioglierà magari la nuova dimensione d’un uomo che ha scelto di scoprire un universo insolito e disegnarselo a sua immagine e somiglianza, per assecondare il fresco istinto da cinquantenne in cerca di sempre più intriganti orizzonti.
STILE INGLESE- Sir , o anche mister , che fa sempre british ed è comunque di uso corrente a bordo campo: ma stavolta, a scanso di equivoci, il made in Naples è tra le pieghe d’un progetto che va avanti da due anni e mezzo e che può avere ulteriore futuro, sviluppandosi intorno a un concetto condiviso e ad una fusione chimica in via di completamento. Si scrive Mazzarri e si rivede Ferguson, Sua Maestà, la longevità in panchina e dietro una scrivania, il controllo assoluto di se stesso e di ciò che ronza intorno al Manchester United, non un club ma una multinazionale, un armonioso complesso che decolla attraverso il calcio, una istituzione.
IL PROGETTO- L’idea nasce spontanea ad Aurelio De Laurentiis, rileggendosi il più recente Mazzarri a cuore aperto, la pubblica confessione al Corriere dello Sport-Stadio del 10 gennaio scorso: e intorno a quel seme lanciato in aria, s’è ramificata un’innovazione.
PERCHE’ SI’ – Il futuro di Walter Mazzarri è concentrato nella raffigurazione che il tecnico fa di sé, nel desiderio di rimettersi in discussione attraverso ruoli inediti per il calcio italiano, assai in uso invece in Inghilterra, e a lui graditi assai. La sintesi in quel che cova sotto la pelle d’un tecnico che ha – intimisticamente – accarezzato suggestioni singolari è in concetto dell’intervista di dieci giorni fa: « Qui si può costruire su quanto abbiamo già edificato in questi sette anni e soprattutto negli ultimi due. Basta poco. E, quindi, avendo poteri ampi si può fare… E poi a me interessa produrre redditi,valorizzare i miei giocatori. Un allenatore deve avere nelle proprie corde una vocazione da manager, deve guadagnare per quanto produce, come un manager d’impresa. Ecco perché Ferguson rappresenta un’icona ».
Il modello d’ispirazione anglosassone è la figura ambita e il Mazzarri che verrà sembra tratteggiarsi tra campo d’allenamento ed ufficio personale, dividendosi tra 3-4-3 e un budget da gestire, vertice piramidale d’una struttura attrezzata in maniera maniacale e governata quindi dall’alto, con uomini di fiducia scelti in prima persona e destinati a sostenerlo.
PERCHE’ SI PUO’ FARE- Alla Borsa di Milano, mai «recinto» di riflessione fu più idoneo, ad Aurelio De Laurentiis i conti tornano e quel Mazzarri che indica, suggerisce e decide, saltellando dall’area di rigore alla stanza dei bottoni, diventa la figura centrale d’una considerazione programmatica sul Napoli che sarà: «A Mazzarri non dispiacerebbe interessarsi anche della società e dunque un giorno potremmo decidere di scegliere assieme un allenatore che possa dare continuità al suo lavoro. Se resterà anche oltre il 2013? E perché no, lui non ha problemi ad andare avanti ed io nel cinema ho lavorato con gli stessi sceneggiatori, con gli stessi registi, per dieci anni. A me Mazzarri piace perché è sanguigno, gran lavoratore e moralmente inattaccabile. E poi mica si deve cambiare per forza! ».
NAPOLI UNITED- Lo chiameremo sir o anche mister e in quel ruolo che gli «garba» tanto, e che prevede però anche l’attiva funzione dell’allenatore, c’è il Napoli che Mazzarri potrebbe coccolarsi assieme a De Laurentiis, in un concerto a due voci che non comprenda stonature e di cui pare d’ascoltare persino un’eco neanche poi così lontana.
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