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Il fuoco delle destabilizzazioni e la necessità di abbassare i toni

Le dichiarazioni di Insigne dal ritiro dell'Under 21 riportate dalla Gazzetta dello Sport hanno dato vita ad una nuova polemica intorno a Juventus-Napoli

Immaginiamo. Un qualsiasi tifoso del Napoli, si siede ad un bar per gustarsi l’accademico quarto d’ora prima di entrare in ufficio. Cornetto e cappuccio da un lato, e Gazzetta dall’altro. Gli sarà venuto un colpo nel leggere le dichiarazioni di Lorenzo Insigne in prima pagina.“Cavani pensa solo per sé, vuole segnare”. Neanche il tempo di vivere pienamente l’avventura in maglia azzurra che già fioccherebbero parole pesanti nei confronti del matador Cavani, tanto invidiato dall’elite del calcio europeo, reo d’essere “egoista” nei confronti dei propri compagni. Eppure nella partita contro l’Udinese ad esser egoista sarebbe stato proprio Lorenzo, colpevole di non avergli servito il comodo passaggio da mandare in rete nel rush finale contro i friulani. Una frase, dicevamo, che lascerebbe il tempo che trova se fosse stata pronunciata dal ragazzo in qualsiasi altro momento e non prima dell’importantissima sfida scudetto tra le appaiate capoliste, Juventus e appunto Napoli.

Una frase che in molti si domandano se davvero sia stata pronunciata così, con queste stesse parole. Leggendo l’articolo si nota bene come i toni siano nettamente diversi dal richiamo in prima pagina “Il rapporto con Edi? Ottimo. Ma in campo lui non guarda in faccia nessuno. Vuole segnare”. Totalmente diverso non trovate? Non c’è polemica, non c’è critica ma la semplice constatazione dei fatti. È vero, verissimo, sacrosanto, Cavani in campo vuole segnare; a volte mette il muso, sembra un bambino ma guai a farlo innervosire. In campo è un furia, una belva pronta a scagliarsi contro gli avversari e contro l’arbitro nel caso fischiasse contro. Gente così, affamata e passatemi il termine “incazzata”, serviva tanto al nostro calcio, a quello partenopeo. Campioni come Gattuso, De Rossi o Totti o  Chiellini che a muso duro non le mandavano a dire agli arbitri, ora vestono finalmente i panni, e ancora una volta lasciatemelo dire, del Napoli. “A Napoli non riesco a uscire neppure per prendere un caffè o per andare in un negozio. Certo, a Pescara potevo uscire e rilassarmi”. È il prezzo della fama e della notorietà, caro Lorenzo, a Napoli; un ragazzo di Frattamaggiore lo sa bene. Lorenzo ha sempre esternato la serenità e la felicità per il ritorno nella propria terra, dove ha deciso di comprare casa e di aprire un negozio. Riportare le parole pronunciate da altri è un esercizio di responsabilità, basta una scelta diversa nell’uso di parole e concetti per suggerire interpretazioni differenti. Da tutti gli organi di stampa le dichiarazioni del talento azzurro sono state lette come una reale constatazione per cui a Napoli la vita è diversa da Pescara proprio per il trasporto emotivo con cui i tifosi azzurri hanno accolto le sue gesta da napoletano. Nessuna polemica, quindi, o fastidio d’ispirazione “lavezziana” ma soltanto un’affermazione sincera.

S’intravede il fuoco della destabilizzazione, la volontà di produrre la notizia tramite la ricerca della polemica scaraventata solo sull’ambiente azzurro. Potremmo rispondere con tante domande: Perché non sottolineare le apparenti frizioni tra Carrera e Conte o addirittura il tacito accordo  a cui sarebbero giunti  Prandelli e Conte per la gestione di Pirlo, unico e vero fuoriclasse che veste la casacca juventina? Invece, preferiamo ammorbidire i toni e qui riportiamo le belle parole di stima per Mazzarri, dello juventino Buffon rilasciate dal ritiro della Nazionale: “Il Napoli e’ una realta’ nella quale l’allenatore ha inciso in maniera molto positiva. Ha un gioco consolidato e una rosa di prim’ordine a livello competitivo.”

Mentre la Juventus sul proprio sito ufficiale parla de “La Partita” ed invita il proprio pubblico a rendere lo stadio una bolgia come non mai, pensiamo sia opportuno ridimensionare il contorno di una sfida giustamente sentita, considerata importante ma che non può presentare questo livello di tensione a 10 giorni dall’evento.  Invitiamo, come sempre, i lettori a leggere gli articoli senza fermarsi al titolo. Purtroppo le regole del giornalismo obbligano che i titoli siano brevi e incisivi. Sottolineiamo, che c’è modo e modo di scrivere titoli del genere e soprattutto, di non accendere gli animi in vista di partite delicate. Partite che vorremmo fossero giocate sul campo e basta. “A Napoli è un sogno. Io al San Paolo facevo il raccattapalle, ora ci gioco. Il Napoli di quest’anno gioca molto più di squadra, è un dato di fatto e ce la giochiamo con tutti».

Amen Lorenzo.

A cura di Francesco Gambardella

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