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Il fair play finanziario: il Napoli guarda al futuro tra mille difficoltà

Con la rielezione di Michel Platini come presidente dell’Uefa, il fair play finanziario prende sempre più corpo. E allora come si stanno muovendo le società italiane e in particolare il Napoli? 

Innanzitutto chiariamo cosa sia il fair play finanziario: dal 2012 tutte le società di calcio dovranno avere i bilanci in pareggio (con una tolleranza iniziale di 45 milioni di deficit) che saranno valutati nella stagione agonistica 2013-2014. Questo nuovo provvedimento mira a contenere i costi del Sistema Calcio, costringendo le società ad autosostenersi economicamente, senza nessun Paperon De Paperoni a ripianare i debiti. Per raggiungere quest’obbiettivo le società dovranno puntare sugli stadi di propietà, campagne acquisti con costi contenuti e settore giovanile, anche se è sempre dietro l’angolo il rischio che le grandi società aggirino il provvedimento con gli aumenti di capitale e le ricapitalizzazioni.

In Italia tutte le società stanno impostando la loro politica in funzione di questa nuova regola: l’Inter dopo tanti anni ha avuto una campagna acquisti modesta (Pazzini a gennaio è un costo calcolato) e punta sul suo validissimo settore giovanile; il Milan ha ceduto un elemento come Kakà proprio in ottica bilanci, non è un caso che in questi ultimi anni abbia puntato su campioni da rigenerare (vedi Ronaldinho e Robinho), anche se può essere una strategia discutibile,va comunque in funzione del fair play; la Juventus ha preferito concentrarsi sullo stadio di proprietà, che al di la dei risultati sportivi fa fare un gran passo avanti alla Vecchia Signora; anche le altre si muovono in queste direzioni (l’Udinese con il suo settore giovanile e la sua capillare rete internazionale di osservatori alla scoperta di giovani talenti a basso prezzo, la Lazio con il progetto dello “Stadio delle Aquile”)

Ed il Napoli come si sta muovendo? La società di Aurelio De Laurentiis ha sempre tenuto un occhio ben aperto al bilancio, contenere i costi è diventato ormai un dogma per i partenopei. Ma oltre a contenere i costi, il presidente è stato bravo ad aumentare i ricavi, attraverso la crescita strepitosa del merchandising che era pressocchè inesistente prima dell’era De Laurentiis. La società nella figura del DG Fassone ha deciso di puntare molto agli introiti del merchandising, mirando ad un Napoli sempre più internazionale, che possa espandersi nei mercati emergenti di Cina ed India. Questa politica di contenimento costi e aumento dei ricavi, con un bilancio nettamente positivo, è dovuta anche dalle difficoltà che il Napoli incontra in altri settori.

Sul settore giovanile la società ha idee interessanti per il futuro. E’ in progetto la costruzione di una cittadella dello sport nei pressi del centro d’allenamento di Castelvolturno. Saranno costruiti otto campi di calcio a favore del settore giovanile del Napoli, una foresteria per i ragazzi della Primavera, ai quali saranno costruite anche una scuola e una clinica dello sport. L’accordo con il sindaco di Castelvolturno già c’è ed il piano prevede anche il rilancio della città con la costruzione di un porto turistico e un nuovo campo da golf. Ma questi sono solo progetti, andando nell’immediato la società partenopea si trova distante dai suoi obiettivi. La Primavera, grazie a Mazzarri e a Miggiano, da quest’anno si allena a Castelvolturno, vicino alla prima squadra, ma le giovanili sono sparse su più complessi sportivi della Provincia di Napoli.

Il tasto dolente è rappresentato dalla questione stadio. Il San Paolo, anche se ricco di storia, è una struttura quasi fatiscente: la copertura, nonostante risalga ai mondiali del 1990, è da eliminare totalmente; il terzo anello dichiarato inagibile, è del tutto chiuso;dall’anello inferiore non c’è un’ottima visuale e la questione maxischermi è diventata ormai un mistero. Il San Paolo è diventato anche tema delle prossime elezioni, si è aperto un dibattito sulla costruzione di un nuovo stadio o la ristrutturazione dell’impianto di Fuorigrotta. La strada giusta sembra la seconda, costruire una nuova struttura, quando in città ve ne sono molte abbandonate a se stesse (lampante è la questione del CTL Campania di Piscinola, ma non solo, anche il Collana necessita d’interventi così come la Scandone e tanti altri impianti sportivi, come il Palargento chiuso da dodici anni) sembra uno spreco che Napoli non può permettersi, quindi è per noi doveroso puntare sullo stadio San Paolo, adeguandolo agli standard europei.

Nonostante tutto il Napoli si trova ad essere una delle tre società di A ad avere un bilancio positivo. Altra forza della società partenopea è la grandezza e la passione del suo bacino d’utenza, il Napoli è la terza società per numero di spettatori allo stadio e risulta addirittura seconda per lo share televisivo”.

Il Napoli ha quindi una situazione economica florida ed è probabilmente una delle società italiane meglio attrezzate per il fair play finanziario. Se a questo aggiungiamo gli introiti di una possibile qualificazione in Champions, possiamo solo dire che il futuro è del Napoli, sperando di far nostro anche il presente.

A cura di Raffaele Di Guida

 

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