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Il Fair play finanziario: il calcio di fronte alle regole del futuro

L'ad Andrea Chiavelli: "Il fair play finanziario fa parte del Dna del Napoli. Il settore giovanile tra gli obiettivi strategici del club"

Si è svolto questa mattina nella sala UIF del Nuovo Tribunale di Napoli il convegno dal tema “Il Fair Play Finanziario, il futuro delle società di calcio”, moderato dal giornalista di Radio Kiss Kiss Valter De Maggio e che ha visto la partecipazione di svariati relatori: Andrea Chiavelli, Amministratore Delegato del Calcio Napoli, Tommaso Edoardo Frosini, Ordinario di Diritto Pubblico comparato presso l’Università Suor Orsola Benincasa ed Arbitro TNAS, Lucio Giacomardo Docente di Diritto Sportivo all’Università Federico II e Coordinatore Commissione Diritto Sportivo, Andrea Traverso, Responsabile delle licenze per club UEFA e Antonello Valentini, Direttore Generale FIGC.
Tema molto sentito quello del dibattutissimo Fair Play Finanziario, specie in un’epoca di crisi come la nostra, uno strumento che ha il fine di calmierare le spese in ambito sportivo nel quale, paradossalmente, però gli sceicchi continuano a spendere cifre a volte folli. Il Napoli invece ha improntato la sua nuova vita a partire dal 2004 su criteri di gestione oculata ed attenta delle sue risorse economiche e finanziarie. “Sin dalla sua nascita abbiamo considerato la Società alla stregua di una normale azienda, con una sua struttura, un suo organigramma, con degli obiettivi ed un budget, cercando di svincolarci dalla logica tradizionale dell’associazione sportiva” – ha dichiarato Andrea Chiavelli. “Si può dire che il Fair Play Finanziario sia proprio del DNA del Napoli. E l’obiettivo principale resta la creazione di valore, non certo la sua erosione, per questo è necessario pianificare il tutto onde ottenere stabilità, continuità e sostenibilità, che è la base di ogni azienda” E un plauso al club azzurro lo ha rivolto Andrea Traverso, al quale è toccato spiegare nella fattispecie in cosa consiste questo tanto discusso Fair Play Finanziario: un insieme di norme fondato sul pareggio di bilancio e su altri aspetti meno considerati ma decisamente importanti: la continuità aziendale e il rispetto degli impegni presi. Un complesso di regole allo scopo di tutelare i giocatori, e le  stesse società, anzi, parole dello stesso Andrea Traverso, “Sono state le stesse società di calcio a chiedere l’intervento di Platini per porre un freno al continuo indebitamento.” Obiettivo di questo sistema normativo non è quello di ottenere l’uguaglianza competitiva, quanto la stabilità finanziaria. Un sistema provvisto di sanzioni per chi non ottempera agli obblighi che spaziano dalla limitazione delle rose in campo internazionale,  all’impiego dei nuovi acquisti sempre nelle competizioni europee, fino a giungere all’esclusione dei soggetti inadempienti da queste ultime e addirittura a torneo in corso. Eventualità che Antonello Valentini si è sentito di escludere a danno delle società italiane per le quali il controllo avviene già a monte, e che si è invece verificata per un prestigiosissimo club internazionale: il Rangers di Glasgow,  scomparso dal panorama calcistico prima europeo e poi scozzese proprio pochi mesi fa a causa di inadempienze finanziarie gravi. Attenzione però perché lo scopo e il successo del Fair Play saranno decretati non certo dal numero delle squadre punite, ma proprio dal numero di quelle ammesse alle competizioni.
Nell’ambito dello stesso convegno sono emerse anche tematiche divergenti ma non meno cruciali, ad esempio i settori giovanili, nei quali le società italiane investono davvero troppo poco, appena il 3,5% dei bilanci a fronte di un Barcellona che oppone un corposo 10%. E Andrea Chiavelli ha ricordato che “…tra gli obiettivi strategici del Napoli c’è appunto il settore giovanile, un particolare investimento  che dà i suoi frutti nel tempo e che non guarda solo al lato economico, ma anche a quello umano, nella scelta accurata di tecnici che alla fin fine sono formatori di coscienze, quelle dei bambini”. E poi gli stadi, “strutture inospitali e scomode” che si ritrovano a vivere, se tutto va bene, una volta alla settimana se non ogni due, impianti nei quali le società non possono investire, intrappolate nell’ “equivoco proprietà pubbliche- gestioni private” così come ricordato da Antonello Valentini. E Napoli è uno dei pochi (13 per la precisione) stadi a norma Uefa, insieme a Rieti e Casarano, con l’esclusione di città come Bologna e Catania!
E non è mancata un’ incursione nel caso Gianello, nel quale  il Napoli è parte lesa e rischia un punto di penalizzazione; ha risposto così Tommaso Edoardo Frosini: “Il Napoli può far valere le sue ragioni a Roma, presso il giudice del TNAS nella sede del Coni, se dovesse lamentare un esito penalizzante nei suoi riguardi potrà anche rivolgersi ad un secondo giudice che ha sede a Berlino.”

Dalla nostra inviata Maria Villani

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