Prelibato o amaro, il piatto è servito. Dovranno digerirlo gli altri 67 “colpevoli” sulla base delle accuse di Carobbio. Il “pentito” supercredibile non ha distrutto Conte «perché c’è un dubbio pro reo». Lo spiega Palazzi nei deferimenti: «Rimane da valutare, in termini di apporto causale e di qualificazione giuridica, la condotta del tecnico Antonio Conte. Per come descritta dal Carobbio, non c’è certezza che si tratti di una condotta integrante un atto idoneo e diretto a realizzare l’alterazione del regolare svolgimento o del risultato di una gara, ex art. 7, commi 1, 2 e 5, CGS (illecito sportivo, ndr), non c’è certezza dell’apporto, da parte del tecnico, di un contributo efficiente rispetto all’accordo già raggiunto di cui il Conte medesimo ha dato atto nel corso della riunione tecnica. Pertanto, in mancanza di ulteriori elementi fattuali sicuramente dimostrativi, si deve ritenere integrante la mera violazione dell’obbligo di denunciare senza indugio alla Procura Federale fatti integranti illecito sportivo». Ecco perché Antoniocapitano s’è beccato “solo” una doppia omessa denuncia e non qualcosa di più grave. La Procura Federale ha invece smontato la tesi difensiva dell’acredine di Carobbio verso il tecnico per il mancato permesso per la gravidanza della moglie: «Le motivazioni di Conte appaiono inconferenti e prive di pregio, la versione fornita dal calciatore, orgoglioso del diniego, appare più verosimile ed esclude motivi di astio».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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