Uno degli aspetti più difficili della situazione che stiamo vivendo è, senza dubbio, la quarantena: una sorta di reclusione, di condanna agli arresti domiciliari che non ci permette di svolgere le nostre normali attività. Ma non solo. Restare a casa, per chi vive da emigrato, significa sentirsi ancor più lontani dalla propria famiglia e non avere la possibilità di raggiungerla. È questa la realtà che vivono, ad esempio, i Napoletani che abitano a Milano, ed è dalla loro prospettiva che vogliamo raccontarvi il Coronavirus al nord.
Abbiamo intervistato, allora, Luca Coscia: giornalista e opinionista che appare in numerose trasmissioni Tv della Lombardia, seguendo molto da vicino (anche se lontano) la squadra partenopea.
Il periodo che l’Italia sta attraversando non è affatto facile e qui a Napoli per esorcizzare l’alienazione si organizzano flash mob e concerti dai balconi. Com’è la situazione lì a Milano? C’è più sconforto o più volontà di reazione?
Anche qui c’è volontà di reazione e si organizzano dei flash mob ma più contenuti. Si danno appuntamenti, si accende una candela o si usano i cellulari e poi si canta l’inno nazionale o una canzone popolare (L’italiano, Ma il cielo è sempre più blu ecc). Teniamo conto anche del fatto che qui il problema è maggiormente sentito, non dimentichiamo che più della metà dei contagiati d’Europa è in Lombardia.
Le indicazioni degli ultimi decreti vengono rispettate o, come qui, non sono state da subito osservate pienamente?
Come si dice, ogni mondo è paese. Io credo che la maggior parte delle persone a Napoli, come a Milano, stiano rispettando le direttive ma i furbetti, se così possiamo chiamarli sono ovunque. Se, ad esempio, abbiamo visto meridionali residenti al Nord scappare nelle loro terre origine, i lombardi si sono recati nelle loro case al mare in Liguria o in Versilia, altri in montagna. Non dimentichiamo che una coppia di Codogno è stata trovata positiva a Trento. Ma non sono state rare scene di persone che corrono ai Navigli così come a Mergellina, e di gente in strada.
La lontananza dalla propria terra d’origine e l’impossibilità di farvici ritorno sono duri da sopportare in un momento come questo in cui ognuno vorrebbe poter stare con i propri cari. Come stanno vivendo questo periodo i tifosi del Napoli che vivono a Milano?
Aldilà del discorso tifo, io credo che un napoletano a Milano, e più in generale al Nord, approfitta sempre dei periodi di vacanze, come l’imminente Pasqua, per poter tornare nella propria città. E’ chiaro che con questa restrizione, ciò non sarà possibile. Una situazione che porta, ovviamente, tanta tristezza. Voglio però citare l’iniziativa del Gruppo Facebook Napoletani a Milano, che esiste oramai da un decennio, che sta provando a rendere le giornate meno pesanti, sostenendosi a vicenda, con dei raduni virtuali organizzati con app e video camere.
La sospensione del Campionato, per chi fa del calcio un appuntamento immancabile, ha rappresentato un duro colpo ma soprattutto è stata un dei sintomi che hanno confermato la gravità della situazione. Come hanno reagito i nostri tifosi a questa pausa forzata?
All’inizio con tantissima delusione anche perché la partita di calcio è un appuntamento sacro. Man mano che la situazione precipitava, però, c’è stata una presa di coscienza e tutti hanno capito che è la cosa più giusta. Sicuramente, in questo momento, la paura, la preoccupazione la stanno facendo da padrona ed il mondo del calcio, pur essendo, abitualmente pane quotidiano, è stato messo da parte. C’è da dire che fin da subito il Club Milano Azzurra, storico club nel capoluogo meneghino, fondato nel 1984, ha voluto sospendere tutte le attività proprio per tutelare la salute dei propri associati.
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