«Napoli-Sassuolo? Non ci vorranno molti minuti per capire che l’ennesimo Davide contro Golia di questo campionato si risolverà come al solito: troppo netta la differenza tra le grandi e le medio-piccole, ai signori della serie A basta un attimo per vincere le partite». Giancarlo Corradini, ex azzurro, 172 presenze e due gol con il Napoli con cui ha vinto lo scudetto del ’90 e la Coppa Uefa, vive una giornata speciale: è di Sassuolo (e lì vive), primi passi in neroverde, in serie D, nel ’78, prima di spiccare il volo che lo porterà a giocare al fianco di Maradona e Careca.
A Napoli si vive in questi giorni lo stesso entusiasmo di allora. «Mi sembra ieri, eppure sono passati più di venti anni. Ci sono tanti pro ad avere questa pressione quotidiana della gente, ma anche qualche pericolo: al primo passo falso, la città reagisce deprimendosi troppo».
Mica penserà che stasera possa arrivare il primo stop? «Penso che sia praticamente impossibile: contro l’Inter il Sassuolo ha raschiato il barile, ma anche cambiando tutto quello che può cambiare, non vedo come la squadra di Di Francesco possa uscire indenne dal San Paolo».
Benitez ha contribuito al salto di qualità? «Ha cambiato mentalità alla squadra, con molti innesti. Un po’ come avvenne nel ’90: vincemmo lo scudetto al primo anno di Bigon dopo che il ciclo di Bianchi si era concluso con la vittoria in Coppa Uefa».
Beh, con Maradona era tutto più semplice. «Il più forte di tutti. Questo Napoli ha molti più elementi di qualità: penso ad Hamsik, Higuain, Callejon e soprattutto Insigne. Un po’ come lo era il mio 23 anni fa: in attacco c’erano Mauro, Carnevale e Zola oltre a Diego e Careca. Niente male…».
In pochi ricordano, ma lei per due giornate è stato allenatore della Juve? «Fu una grande soddisfazione, presa dopo sei anni che avevo lavorato prima come secondo di Lippi, poi di Capello e di Deschamps. Certo, sedersi sulla panchina della Juve non è una cosa che capita a tutti e io ne avrò sempre un bel ricordo».
In effetti lei è stato vice di allenatori davvero importanti. «Con la Juve di Lippi incontrai il Liverpool di Benitez: toccava a me trovare i punti deboli di quella squadra che metteva paura all’Europa: li individuai nella lentezza dei centrali. Come tutte le squadre inglesi quei due erano un po’ impacciati. Non ricordo come finì però…».
Passò Rafa. Era il 2005. Quell’anno vinse pure la Champions. «Con questo Napoli farà tanta strada anche in Europa, mi piace il suo modo di giocare, trasmette serenità: con il Milan, poi, i primi venti minuti sono stati davvero spettacolari. Deve continuare così».
Sicuro che il testa-coda di stasera non nasconde qualche trappola? «Il Sassuolo ha sottovalutato la serie A: pensava che potesse fare cose buone con il gruppo che era stato promosso. Eppure il Pescara dello scorso anno era un monito per tutti. Ho sentito che allo stadio verranno in 50mila: più degli abitanti di Sassuolo».
Adesso che cosa fa? «Ho chiuso col Watford, dopo un anno da vice con Zola. Aspetto che mi chiamino per una panchina»
Fonte: Il Mattino
La Redazione
S.D.
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