L’ ultima volta, lo scorso aprile, furono scintille. Il suo gol, quello del pari momentaneo, dentro allo stadio che tante volte lo ha applaudito, un’esultanza polemica verso il presidente Lotito, un gesto male interpretato dai suoi vecchi tifosi che lo avrebbero poi accompagnato fino alla fine della gara con bordate fragorose di fischi. Quella di Goran Pandev e la Lazio è una storia intricata: dolcissima e feroce. E’ quella di un ragazzo che mette in mostra le sue enormi qualità tecniche e che cresce grazie ai consigli di Delio Rossi che lo aiuta a diventare sempre più decisivo. Un rapporto che si cementa con la società, con il presidente Lotito che decide di puntare su quel ragazzo di diciannove anni che ha appena esordito in Serie A con la maglia dell’Ancona. Ed è così convinto delle sue qualità da arrivare a riscattarlo alle buste per vincere la concorrenza dell’Udinese.
MURO CONTRO MURO – Pandev però non molla, crede nelle sue ragioni e lotta per i suoi sogni. Quelli di continuare a giocare a calcio, divertirsi e veder riconosciuti i propri meriti. La soluzione legale vede la luce l’antivigilia di Natale del 2009. Il Collegio Arbitrale dà ragione al macedone: rescinde il contratto con la Lazio e concede all’attaccante la possibilità di accasarsi subito e a parametro zero. Pochi giorni dopo Pandev firma un quinquennale da tre milioni con l’Inter, la società che nel 2001 l’era andato a pescare al Belasica, nel campionato macedone. Lotito va su tutte le furie, accusa il calciatore di aver trovato l’accordo con i nerazzurri quando ancora era sotto contratto con la Lazio. Ma ormai la giustizia ha fatto il suo corso: Lotito resta con un campione in meno, cui deve anche versare 160mila euro di risarcimento. Vietato sfidare Goran il macedone.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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