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Il dilemma di “Turboman”:«Vorrei giocare di più, potrei anche andare in prestito altrove…»

E ora, cosa si fa? La domanda sorge spontanea ed accresce la sudorazione: l’afa, i trantacinque gradi e l’umidità e poi quest’ondata d’aria calda che arriva da New York, uno sbuffo percettibile ancorché educato, però comunque travolgente: «Vorrei giocare, altrimenti….» . Meditare, gente, meditare: perché quei dodici milioni di euro che galleggiano nell’aria meritano riflessioni prolungati, da passare al setaccio aspettando Eduardo Vargas per chiedergli cosa pensa di fare da grande e come e dove, per rispettarne il talento e preservarne l’investimento massiccio dell’inverno scorso.

DECIDIAMO– Il timer, impietoso, rivela le difficoltà d’inserimento in un calcio «terribilmente» nuovo e distante dalle proprie abitudini, ma oltre quei centocinquanta minuti del primo semestre napoletano in bianco, c’è la volontà di crederci e di insistere e di provarci ad oltranza, per scoprire tutto quel che c’è di buono nella meglio gioventù del calcio sudamericano, importato nel gennaio per lasciarlo crescere e ora invece assalito dalla voglia matta di provare le emozioni perdute del campo.

New York è dall’altra parte di Castelvolturno e quando Ecuador-Cile sta facendo scorrere i titoli di coda, a Eduardo Vargas viene in testa un’idea meravigliosa: confessare con una battuta al volo a radio Adn e dunque all’etere e quindi al mondo, il suo innanzitutto, e di conseguenza al Napoli, le sue umanissime aspirazioni. Un filo di voce, quanto basta per farne un’eco, e indurre a prolungate analisi nei tredici giorni che restano di mercato. «A me piacerebbe giocare, vorrei soltanto giocare. E se non sarà possibile farlo, allora chiederò di andar da qualche parte in prestito. Stiamo parlando con la società per decidere cosa fare».

CONFERMA– Nulla di nuovo sotto al sole ma a questo punto un colpo sull’acceleratore per guardarsi dentro, per svelare le reali intenzioni, per scuotersi in vista d’un finale di calciomercato promettente, da attraversare con gli scatti di Eduardo Vargas, che un po’ di pretendenti sente e sa di averle ma che comunque dovrà scegliere se giocarsela al Napoli o andare al «duello» per una maglia altrove: al Pescara, che è stato il principale estimatore, o al Genoa, che attraverso Preziosi non ha mai negato di avere ammirazione per il cileno, o al Chievo che saprebbe cosa farne, dove sistemarlo.
I DUBBI– Vero, verissimo: stanno parlando e ormai da un bel po’, sin dalle prime settimane italiane di Vargas, utilizzato con il contagocce da Mazzarri, che in quella squadra lanciata verso il terzo posto (poi perso alla penultima a Bologna), in Champions e in Coppa Italia, aveva in Cavani, Lavezzi, Pandev le gerarchie inattacabili. Però ne hanno parlato, poi, Mazzarri, Bigon e De Laurentiis ripetutamente, pure a Dimaro, mentre Vargas è stato proposto in «versione» Pato prima punta, terminale offensivo d’una squadra istruita per tentare di valorizzare la velocità di un attaccante ancora nell’ombra. E poi ne hanno discusso ancora, dopo l’amichevole con il Bayern, la prima autentica dimostrazione rassicurante. E però il dialogo continua, perché non è semplice scovare un club che faccia al caso di Vargas, concedendogli maggiori chanches e un minutaggio più elevato. «Ma io voglio soltanto giocare e se non dovesse essere possibile, ma solo a quel punto, chiederò di andar da qualche parte in prestito. Ne stiamo parlando con la società» . Si parla di dodici milioni di euro da tutelare.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
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