NAPOLI – Cosa sarà domani? C’è una nuvola che l’avvolge e quel che accadrà magari è scritto tra le stelle: ma gennaio si avvicina e prima o poi si capirà se e quanto Cannavaro serva ancora, se è quanto abbia un senso tenerselo lì come un’ombra, se e quanto conviene al calciatore starsene in panchina per annoiarsi. In questo gioco delle parti, che però è anche una mozione d’affetto, non ci sono casi e non c’è neppure il caos che Bigon ha provveduto a rimuovere ripetutamente, a taccuini spalancati o a microfoni aperti: «Perché lui è importante per noi e lo sa».
Ma Cannavaro è anche, ormai, il quarto centrale di riferimento di Benitez: se manca un mancino – come Britos – Albiol scivola sul centrosinistra e Fernandez fa il titolare; il turn-over non lo riguarda ormai più e, al di là delle frasi, che appartengono alle dinamiche strategiche e alla dialettica, l’ultima presenza dell’ex capitano risale al 18 ottobre, stadio Olimpico di Roma, venticinque minuti in cui gli capitò di tutto e nei quali scese il sipario. Poi, dal Torino in poi, largo a Fernandez, confermatissimo nel suo ruolo per quattro partite su quattro. E l’ingresso di Uvini con il Catania non fa testo: avendo Cannavaro propensione da centrale e praticamente nessuna attitudine da esterno. Però la vicenda rappresenta argomento di riflessione tanto a Castelvolturno quanto a casa-Cannavaro e i due mesi scarsi che mancano alla riapertura del mercato serviranno ovviamente per concedersi la verità, senz’alcuna interpretazione. Per il momento, resistono due gare da titolare (quella con l’Atalanta e quella con il Sassuolo al San Paolo), poi due sostituzioni fatte (quella a Marassi e quella contro la Roma, entrambe ad Albiol). Duecentotrenta minuti complessivi: quanto basta per rimettere in discussione un ruolo o perlomeno per analizzare le prospettive. Il mercato sta arrivando e con esso le risposte …
Fonte: Corriere dello Sport
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