Uno di loro, tra loro. Con quel sorriso da ragazzo della porta accanto, con quella sensibilità da papà di due scugnizzi slovacchi che parlano ormai il dialetto napoletano. Hamsik in campo. Col cuore. Per i progetti che contano davvero. Per il senso della vita. Per dare stimoli, interesse e affetto a chi ne ha bisogno. Lui, Marek, il capitano, schierato con i ragazzi afflitti da sindrome di Down a Castelvolturno. Là dove ha scelto di abitare, ha tirato su famiglia e s’impegna per un territorio difficile. E allora, pure lui, gioca la sua partita. Scende in campo con una squadra giovanissima e però forte. E la guida nelle iniziative del Corpo Forestale dello Stato. Un giorno di sentimenti e buoni propositi. Foto, strette di mano, autografi e la voglia di fare qualcosa che resti. Per l’ambiente e la crescita dei ragazzi. Parole, tante. Ma ancor più i fatti. Le relazioni su luoghi e veleni dell’area, l’organizzazione delle attività e gli sforzi da mettere insieme sul terreno. Finalità pratiche. Ma soprattutto sociali. Quelle che fanno di Hamsik il testimonial convinto di un programma di bonifica territorale nazionale legata a chi soffre. Si parte dalla “Terra dei fuochi”, martoriata dall’uomo e l’incuria. Insieme si può. Tutti pronti a prendersi il futuro. Marek e i suoi giovani. In ritardo, ma molto avanti.
Fonte: Corriere dello Sport
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