Uniti dall’amore e divisi dalla passione calcistica, vanno ad assistere insieme la partita, ma uno steward chiede alla tifosa di togliere la maglietta dell’Inter o quantomeno di nasconderla sotto un giubbino.
Lui abita ad Acerra; lei nella vicinissima Casalnuovo ed è la sua ragazza. Sono unitissimi meno che sul calcio. Gaetano Passaro, 24 anni è da sempre tifoso del Napoli. Luna Mitilini, 27 anni originaria delle napoletanissime rampe Brancaccio, tiene da morire per l’Inter, una passione di famiglia ereditata dal padre Salvatore. Domenica scorsa, vanno allo stadio San Paolo per assistere alla partita. Lui indossa una maglia del Napoli, lei quella dell’Inter. Si accomodano nella porzione dello stadio riservata ai distinti dove sono accolti con curiosità e benevolenza. Ma tempo 5 minuti ed ecco che giunge uno steward che impone a Luna di sfilarsi la maglietta per motivi di ordine pubblico.
Alle giuste rimostranze della coppia, che non ha indumenti alternativi con sé, l’assistente chiama via radio un ispettore della Digos che gli avrebbe consigliato di far occultare la maglietta targata Inter con un giubbotto. «Sono disgustato e non ho dormito per tutta la notte, pensando al torto subito dalla mia ragazza che è stata privata della libertà di tifare, di gioire. Una discriminazione bella e buona, una sorta di razzismo sportivo inaccettabile ovunque», spiega Gaetano Passaro, diploma di maturità scientifica e studi non completati ancora di Psicologia.
«Era la prima volta che andavamo al San Paolo e non penso che ci ritornerò più. In passato sono stata a Bari e non mi è accaduto nulla di simile. Ho avuto paura persino di esultare al goal della mia squadra, tanto ero stata condizionata negativamente dall’episodio», incalza Luna, impiegata insieme con il suo ragazzo in un’agenzia immobiliare. Eppure almeno dal racconto fornito dai due giovani, intorno a loro non c’erano persone ostili. «Erano tutte famigliole con bambini e ragazzi che sono stati solidali con noi è ci hanno anche incoraggiato», dicono Gaetano e Luna. Lo steward avrebbe detto alla coppia che quella maglietta dell’Inter avrebbe provocato dei disordini con i tifosi della vicina curva abituati a penetrare abusivamente nell’area riservata ai Distinti. «Ma come invece di controllare gli scalmanati e far rispettare la legge si sceglie di limitare la libertà delle persone? È assurdo», sbotta Luna Mitilini. «La gioia per la vittoria del Napoli non è stata sufficiente a colmare l’amarezza per un episodio che segna la sconfitta di ogni pretesa civiltà», insiste Gaetano. E dargli man forte ci sono anche alcuni commenti su Facebook. «E come se avesse detto copriti la faccia, perché il tuo colore della pelle è diverso dal mio», chiosa Francesco. «Alcuni comportamenti favoriscono la paura di manifestare le proprie idee per timore di un attacco fisico», scrive Margherita con preoccupazione.
Ma i responsabili della security dello stadio spiegano: «C’è un regolamento di accesso agli stadi che impone una serie di prescrizioni, una di queste vieta l’introduzione di oggetti che possono creare problemi di ordine pubblico».
Nello specifico non si possono esibire simboli della squadra avversaria in un settore non dedicato agli ospiti. E così, regolamento alla mano (e buon senso), alla ragazza è stato chiesto di svestirsi dei panni di tifosa nerazzurra.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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