Il campionato non può essere finito, non si può chiudere tutto ancor prima che il girone d’andata sia chiuso. La forza della Juventus sarà pure devastante, ma forse sono state le altre a far troppe fermate in un cammino che non è mai stato tanto accidentato. Il Napoli non fa eccezione: non avesse dilapidato un patrimonio di punti nelle sfide con avversari non irresistibili, perfino la sentenza della Disciplinare avrebbe fatto meno paura. E invece, dopo una sconfitta arrivata quando già si elaboravano le tabelle di avvicinamento alla capolista, ecco avvicinarsi il Natale meno felice. Per fortuna di Mazzarri quest’anno durerà meno, si ricomincerà il 6 gennaio, il giorno dei regali veri, con la Befana che può modificare almeno il verdetto del campo.
Ma come ha fatto la squadra indicata da tutti (nessuno escluso) come l’alternativa naturale alla Juventus quasi perfetta a dilapidare un credito così largo? Eppure in attacco ha il giocatore che più di mezzo mondo invidia, il centrocampo è blindato come il caveau di una banca svizzera e la difesa avrebbe dovuto interpretare alla perfezione il modulo a tre che oggi tutti adottano e che solo qualche anno fa sempre tutti guardavano con sospetto. Facile sentenziare che il problema sia tutto in quei 17 gol subiti. Potenza del numero che tanto bene non porta: in assoluto non sarebbero neppure tanti, uno a partita, ma dieci il Napoli li ha incassati in casa, nel fortino che un tempo era inespugnabile. Non è un processo – ce ne sono troppi in giro e alcuni di una lentezza esasperante e con spifferi francamente inspiegabili – ma una constatazione aritmetica che qualche preoccupazione l’ha già generata in Mazzarri. È saltata la certezza Aronica, ora si aggiunge la precarietà del capitano Cannavaro, e il grado rende la questione più pesante. Non può trasformarsi, però, in un alibi. Non ce n’è assolutamente bisogno. C’è tutto per ripartire e recuperare la credibilità messa in crisi da due sconfitte consecutive.
Cavani incute terrore alle difese avversarie, Insigne sta imparando in fretta come servirlo alla perfezione: il dettaglio che a distanza di una settimana abbia replicato esattamente lo stesso pallone al suo compagno rende i due episodi non casuali. E una coppia così non possono vantarla in molti, soprattutto non può esibirla la Juventus dove Conte è ancora alla ricerca dell’assortimento giusto. Un attaccante da venticinque gol non sempre ha fatto la differenza, ma aiuta molto. E un talento come quello di Insigne a Napoli si aspettava da quando Lui, l’ineguagliabile Maradona, si auto distrusse come campione. Hamsik non è più il terzo del trio, ma solo perché è diventato ancora più importante, impegnato com’è in un processo di crescita che lo sta portando a diventare uno dei più forti centrocampisti d’Europa. Tutto il resto è registrabile, migliorabile, anche trasformabile se le notizie in arrivo lo imporranno e il mercato lo concederà. Non serve a nessuno piangersi addosso. Il campionato non è finito: questa è l’unica sentenza che conta. Per le altre esistono Appelli e Cassazioni.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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