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Il Bologna fa a botte, il Napoli fa tre reti da Champions

Sudata e meritata la conquista in anticipo del secondo posto. Ora restano solo i record

Una trasferta bolognese che si annunciava non proprio agevole (clicca qui per rileggere il Preview) si è di fatto rivelata ostica per Mazzarri e i suoi “discepoli”, perché i padroni di casa hanno saputo vendere cara la pelle – motivati come sempre contro il Napoli e spinti dalla voglia di riscatto dopo il 6-0 incassato dalla Lazio – pur mettendo in campo per lo più soltanto un feroce agonismo, talvolta eccessivo. Cavani e compagni hanno dimostrato però di essere maturi e pronti per confermarsi ai vertici della Serie A, attendendo con pazienza ed esperienza il momento giusto per colpire, e castigando il Bologna che, alla fine, si è ritrovato di nuovo a bocca asciutta e con un passivo pesante.

PRIMO TEMPO IN SORDINA – Al di là delle continue entrate ruvide dei rossoblù, spesso a palla lontana e per questo sfuggite all’arbitro, il Napoli del primo tempo è stato molto brutto da vedere: contratto, disorientato e senza idee. Oltre a dare più botte, a tratti il Bologna ha anche costruito qualcosa in più, pur senza impensierire troppo De Sanctis, se non con un colpo di testa clamorosamente fallito da Gilardino, proprio allo scadere della prima frazione. Occasione in cui a perderselo è stato Britos, ancora un po’ svagato, come quando già ad inizio gara aveva azzardato una discesa velleitaria perdendo palla nella trequarti, palla recuperata immediatamente in ripiegamento dal solito, immenso Cavani. Il Matador è stato l’unico napoletano del primo tempo a creare qualcosa: dopo un quarto d’ora sterile dei suoi, al 16′ una grande azione di Zuniga (sempre in grande spolvero) ha innescato Edinson, che ha messo un tiro cross su cui nessuno è arrivato per il tocco decisivo; poco dopo Cavani ha fatto tutto da solo, volando via in progressione e concludendo di poco al lato del palo di Stojanovic. Al 20′ l’infortunio di Behrami sembrava la conferma di una partita nata storta: i suoi, senza il suo contributo, hanno sbandato per almeno 5′, ma il Bologna non ne ha approfittato. In verità, gli azzurri per tutta la prima metà del match hanno peccato di scarso senso della posizione, correndo senza ordine e messi non benissimo in campo. Insigne si muoveva e spaziava, ma forse un po’ troppo, togliendo punti di riferimento agli avversari ma anche ai suoi; Dzemaili si perdeva spesso il centro-destra, ritrovandosi talvolta persino sulla corsia opposta; Hamsik, spiazzato, è stato quasi invisibile per 45′, come anche Inler, subentrato a Behrami.

RIPRESA AUTORITARIA – Il copione che vedeva un Bologna in iperagonismo e un Napoli incapace di inventarsi qualcosa è cambiato poco dopo il rientro sul terreno di gioco: al 52′ una splendida azione veloce porta al tiro Hamsik, che riemerge dall’ombra e ritrova anche la rete che gli mancava da febbraio. A questo punto i padroni di casa hanno dovuto cambiare atteggiamento, rinunciare alla battaglia fisica e cercare qualche manovra in più per recuperare il risultato, aprendosi inevitabilmente. Tatticamente un invito a nozze, come è noto, per gli offensivi di Mazzarri: tempo dieci minuti e Insigne fugge via in contropiede e pesca Cavani, che salta Stojanovic e si procura e trasforma il rigore del 2-0. Ma il Napoli di questo fine-stagione ha un grosso, inedito merito: quello di non accontentarsi mai del vantaggio. Tradotto: quella mentalità vincente che non acquieta mai chi sta già vincendo e che spinge a chiudere ogni partita il prima possibile e con il più largo scarto possibile. Per questo, quattro minuti più tardi è arrivata ancora una rete, propiziata ancora da Cavani e trasformata da un ormai habitué del gol, Blerim Dzemaili, che ci ha preso gusto a mettere la firma ogni volta che può. 3-0 e partita chiusa.

CHAMPIONS MERITATA – E allora che dire: complimenti a Mazzarri e a tutti i suoi giocatori. Anche perché la Champions diretta è arrivata, come detto, su un campo molto ostico e piuttosto ostile, dunque senza passeggiare ma sudando. Ed è arrivata in mezzo a diverse difficoltà, che in passato avrebbero imballato le gambe degli azzurri e invece, questa volta, sono state superate. Infine, è arrivata a compimento di una scalata finale rabbiosa e decisa, nonché spettacolare, dato che il Napoli al momento ha l’attacco più prolifico del campionato, oltre che la seconda miglior difesa. Un misto di bel gioco e cinismo, quello che forse sarebbe servito in inverno per non perdere terreno dalla Juventus. Ma la squadra non ha ancora nelle gambe e nella testa la capacità di gestire con la stessa intensità trentotto partite di un’intera stagione; il calo invernale era probabilmente quasi programmatico, per lasciar esplodere i calciatori nel finale d’annata. E se allora il primo posto era irraggiungibile, il secondo è un bel traguardo, raggiunto nel migliore dei modi. Rimangono due turni da affrontare in serenità, con il solo stimolo di superare i record rimasti, personali e collettivi.

A cura di Lorenzo Licciardi

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