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Il bel gioco non porta punti, ma rimanendo su questi livelli si può fare strada

Primo tempo di qualità altissima fra Inter e Napoli, con gli azzurri che ritrovano una brillantezza da tempo smarrita, ma chiudono la prima frazione 0-2. Nella ripresa squadre più stanche, gli uomini di Mazzarri danno davvero tutto, ma non riesce la rimonta ed i padroni di casa vincono e scavalcano il Napoli.

Forse la regola è che si vince quando non si gioca bene. Come a Cagliari e a Solna, per intendersi. O come l’Inter con il Palermo. Non che l’Inter vista ieri abbia demeritato, sia chiaro: l’idea di Stramaccioni di schierare Guarin e non Palacio ha dato più peso al centrocampo, ma soprattutto la mossa di adoperare Cambiasso come una sorta di libero nella difesa a tre è stata illuminante, e l’argentino ha risposto con una prestazione superba. Tale da trasmettere sicurezza anche ai due compagni di reparto, Ranocchia e soprattutto Juan Jesus, davvero impeccabili in copertura e anche in uscita palla al piede. Ma è un segnale se i migliori nerazzurri sono stati i tre difensori: vuol dire che il Napoli ha giocato molto nell’area avversaria. Lo ha fatto sia nel primo che nel secondo tempo, ma le manovre più brillanti si sono viste, paradossalmente, nel primo, quando Insigne, ispiratissimo e in forma strepitosa, ci ha provato in tutti i modi (deliziando il pubblico anche con agganci meravigliosi su palle quasi impossibili). A centrocampo ha giganteggiato Behrami, ancora una volta stratosferico in interdizione. In difesa la quasi-perfezione l’ha offerta Britos, in crescita esponenziale, difettoso solo nel finale quando era esausto.

Ma non è bastato il Napoli forse più bello visto da quello della Supercoppa in estate (strano che anche in quel caso perse), contro un’Inter cinica ed essenziale. C’è da dire che la rimonta non è nelle corde del Napoli attuale, non contro le grandi squadre, contro cui gli azzurri si sentono più a proprio agio a giocare in ripartenza. Ma questo lusso è toccato ai padroni di casa, per la semplice coincidenza di essere passati subito in vantaggio. Situazione che ha messo la partita in salita per il Napoli, che però deve accusare se stesso: ancora una volta una dormita su calcio piazzato, con il lato del palo lontano totalmente sguarnito. Altro che schema dell’Inter, dalle parti di Guarin c’era il deserto. E dire che gli azzurri erano partiti benissimo, attuando un pressing molto alto con Cannavaro e Britos che uscivano fin quasi a centrocampo. E anche dopo lo svantaggio hanno continuato a tenere alto il baricentro, con un’ottima circolazione di palla e buona personalità. Anche perché Britos e Behrami, dietro, garantivano sicurezza. Insigne ha sfiorato due volte il gol con tiri di classe, ci ha provato anche Hamsik, e invece è arrivato il 2-0 alla seconda azione dell’Inter, grazie a una prodezza di Milito.

Nella ripresa Mazzarri ha provato il cambio di modulo in corsa, come spesso quest’anno: fuori Gamberini e dentro Pandev, per trasformare il 3-4-1-2 in 4-3-3. Un tentativo che ci può stare per cercare la rimonta, ma gli effetti sono stati diversi dal previsto: Maggio, fino ad allora disastroso sia in copertura che in fase di spinta, in linea con la difesa si è espresso un po’ meglio; il problema è stato invece che Hamsik, che sembrava in buona vena, ha dovuto arretrare per lasciar spazio a un Pandev davvero opaco e goffo. La stanchezza per quanto speso nel primo tempo, però, ha allungato le due squadre, l’Inter ha cominciato a sbandare ed ha offerto in modo vistoso il fianco al Napoli, che doveva solo approfittarne. E così è stato, con un gol un po’ rocambolesco. L’Inter ha provato a reagire, ma poi si è serrata con nove uomini nella propria metà campo, lasciando al Napoli l’iniziativa, ma chiudendo bene ogni spazio. E portando a casa i tre punti, forse senza meritarli.

Detto che gli azzurri hanno giocato una gran partita, qualcosa deve pur essere andato storto per averla persa. Ed è un dato di fatto che i due scontri diretti contro le prime due in classifica abbiano portato due sconfitte. Il problema del Napoli di oggi, bisogna ammetterlo, sono le fasce. Maggio, tranne che per un quarto d’ora, è stato inadeguato, e il gol fallito di testa all’87’ in solitudine davanti alla porta è l’ennesimo di questa stagione in cui non gliene va dritta una. Zuniga ha fatto poco meglio: il confronto con Nagatomo lo ha visto soccombere. Se a gennaio c’è da comprare, ancor più che un vice-Cavani serve assolutamente un giocatore di fascia di qualità. Non c’è molto sul mercato, è vero, ma sarà meglio cercare bene.

A cura di Lorenzo Licciardi

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