E’ un marchio di fabbrica, una scelta di campo, un codice persino personale, quasi una password per cercare la strada che conduce alla felicità: è il 3-4-1-2, la variazione necessaria con Hamsik del 3-4-2-1 che a Mazzarri piace (storicamente) di più e che a Napoli è stato ritoccato in base al talento a disposizione. E’ la raffigurazione di una idea di calcio che si sviluppa molto sugli esterni, che si caratterizza soprattutto in chiave difensiva e che però si sviluppa offensivamente, trascinando sistematicamente un bel po’ di uomini al di là della linea del pallone. La sintesi del pensiero è nei risultati: due qualificazioni in Europa League, una in Champions, la vittoria in coppa Italia e poi un ruolo sempre più centrale nel calcio italiano e una presenza mai marginale in quello internazionale, attraversato con fierezza contro il Manchester City, il Bayern Monaco, il Chelsea.
Mazzarri ci ha creduto, sempre, e non s’è mai pentito, ritenendo quel modulo il migliore per occupare lo spazio ed eventualmente per crearlo attraverso le giocate sugli esterni, da alimentare soprattutto con i cambi di campo immediati, repetini. Il ricorso alla difesa a quattro è stato occasionale, ispirato dalle situazioni contingenti delle partite, come nel finale di Catania, ma non ha mai solleticato l’allenatore ad adottarlo dall’avvio di una gara: per la mutazione genetica bisognerà aspettare e non è neanche detto che poi sia possibile osservarla, visti i consensi ricevuti e le adesioni riscontrate: «Il fatto che vari club e pure la Nazionale abbia adottato il nostro sistema ci inorgoglisce e rappresenta un premio per il lavoro nel quale ho sempre creduto, sin dall’inizio della carriera». Non sarà un pareggio a indurlo a inventarsi un nuovo Mazzarri.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
