E poi Nord chiama Sud: perché in quel lento viaggiare c’è un bel po’ di Napoli nella Milano nerazzurra, quello ch’è stato, quello che poteva essere. C’è una piramide, persino, dunque vali pioli d’una scala gerarchica che ha connotazioni partenopee nella propria formazione. E c’è quindi un «derby» che in più angoli di san Siro qualcuno vivrà a modo suo. Inter-Napoli è per Marco Fassone, il dg, una spruzzata in un biennio che ha rappresentato il personale spartiacque tra la sua connotazione juventina e quella successiva, evolutasi a Castelvolturno e definita con Moratti e poi con Thohir. Ma sarà peggio per Giuseppe Santoro, un casco biondo per nascondere i pensieri sparsi: arrivò con Pierpaolo Marino, prese il settore giovanile in mano, scelse gli Insigne, mille e cinquecento euro per avere Lorenzino, poi è divenuto molto più di un team manager per Mazzarri, che l’ha voluto con sé.
AFFARI. Ma il mercato nerazzurro, quello dell’estate scorsa, ha tracce partenopee, perché sviluppatosi soprattutto intorno ad uomini più o meno individuati nel quadriennio di Mazzarri al Napoli e riemersi adesso, per rifare l’Inter. Il precedente di Rolando è rappresentativo: un anno fa, quando s’insediò, al tecnico di san Vincenzo mancava un centrale difensivo e fu così che venne pescato il capoverdiano del Porto. Ma poi il percorso s’è ripetuto e nell’Inter attuale ricorrono alcuni (vecchi) capisaldi di mercati poi evoluti in maniera diversa: l’erede di Gargano, ad esempio, venne individuato in Gary Medel, accadderro vicende destabilizzanti – a quell’epoca – e il cilenò, che pure pareva ad un passo dal Napoli, si ritrovò nella penombra. Ma Osvaldo è stato un tormento: prima che atterrasse a Roma, la trattativa fu a un passo dal decollo; e successivamente, c’è stata ancora l’idea. Niente da fare. Per un’estate intera, quella del 2012, s’è intravista la sagoma di M’Vila a Castelvolturno: relazioni tecniche incoraggianti, perplessità (decisive) sul carattere. Ma Icardi veramente ha vestito la maglia del Napoli per una notte e forse due, proprio al tramonto della sessione invernale del mercato, gennaio 2013: l’argentino era appena esploso, De Laurentiis scelse di scommettere, chiamò Garrone, trattarono, trovarono l’intesa, poi spuntò Moratti. Prima di Wanda, la sua beneamata fu nerazzurra.
Fonte: Corriere dello Sport
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