Nello splendido salotto della sala di Fnac al Vomero c’è stata la presentazione del libro scritto da Gianluca Gifuni sulla vita del calciatore e dell’uomo Fabio Quagliarella, intitolato “Il sogno spezzato”.
Il conduttore della serata, Marco Ottaiano, ha presentato gli altri ospiti: il mister Gianni Di Marzio, il giornalista Antonello Perillo e il giornalista Adolfo Molichelli.
Il conduttore ha rivolto la prima domanda a Gianluca Gifuni, che, parlando del contenuto del libro, ha dichiarato che era la prima volta che scriveva un libro e che il contenuto riguardava la vita di Fabio Quagliarella. Gianluca Gifuni prosegue dicendo che ha intervistato ben quarantadue persone, per attingere tutte le notizie necessarie e approfondimenti sulla vita del ragazzo di Castellammare.
“All’età di cinque anni, ha dato il primo calcio ad un pallone colpendolo già di collo piede, il padre per guadagnarsi da vivere, faceva vari lavori, dal riparatore di lavatrici fino all”imbianchino, poi col tempo la situazione economica è andata a migliorare”.
La carriera calcistica di Quagliarella è stata molto lunga: dal Chieti, alla Fiorentina, fino al Torino, ma col fallimento della squadra granata, si è trasferito alla Sampdoria, poi è andato all’Udinese fino ad arrivare al Napoli e poi alla Juventus.
I tifosi del Napoli dall’estate scorsa non hanno mai perdonato il suo addio al Napoli definendolo un vero e proprio “traditore”. La cosa più interessante, è che gia’ nel 2009, Fabio Quagliarella stava per andare alla Juve, tanto è che il padre aveva gia’ le valigie pronte per trasferirsi a Torino. Poi ci fu la chiamata di Pierpaolo Marino di venire a giocare nel Napoli, il ragazzo all’inizio disse che aveva dato gia’ la parola alla Juventus, il D. G. insistette ed alla fine il giocatore accetto’ la proposta e venne al Napoli”.
Il secondo ospite che è intervenuto è stato il vicedirettore della sede Rai di Napoli Antonello Perillo, che cura anche il blog “Azzurrissimo” e rivela un retroscena: “Quagliarella non andava d’accordo nè con i compagni di squadra nè con il mister Mazzarri e nemmeno con il presidente Aurelio De Laurentis. Quagliarella, dopo il trasferimento alla Juventus fu mal consigliato riguardo al comportamento che doveva assumere, facendogli dire cose che lui da napoletano non si sarebbe mai sognato di dire.
Fabio è un ragazzo d’oro e questo lo notai in una circostanza, quando in una manifestazione di beneficenza, c’erano lui, Gennaro Iezzo ed il Cardinale Crescenzio Sepe. Dietro le quinte il Cardinale gli fece i complimenti per lo splendido gol fatto con maglia dell’Udinese al S. Paolo, ma con un’amichevole buffetto gli disse di non segnare piu’ contro il Napoli. Fabio si commosse insieme a Iezzo ed andarono a consegnare i diplomi ai ragazzi disabili.”
A seguire c’è stato l’intervento del giornalista Adolfo Molichelli che ha detto: “i gol di Quagliarella in bianconero hanno fatto arrabbiare la tifoseria azzurra”, poi ha rivelato che Gianluca Gifuni ha avuto delle remore nel pubblicare il libro per timore della reazione della gente”.
Molichelli ha parlato del Quagliarella uomo dicendo che “era molto amato da Cannavaro, Aronica, ma anche dai colleghi nazionali per la sua schiettezza. Il ragazzo esprime spontaneità, originalita’, ma bisogna cercare di capirlo fino in fondo”
Infine mister Gianni Di Marzio ha dichiarato che “Quagliarella è emigrato all’eta’ di 10 anni per sfuggire al mondo difficile della sua Castellammare di Stabia”
Secondo lui per la vicenda del calciatore “ci doveva essere piu’ elasticita’ su tutti i fronti, perche’ i giocatori bravi possono giocare insieme, ma nel modulo di Mazzarri questo non era possibile ed in certi casi un allenatore deve essere pronto a variare”.
Gianluca Gifuni riprende parola dicendo che “Quagliarella nella sua carriera non ha mai fatto gol banali, sono stati tutti spettacolari. Una nota firma del giornalismo, purtroppo scomparsa, Candido Cannavo’, definiva le sue prodezze dei veri e propri babà'”.
Infatti, la discussione si sposta su una sua prodezza non tramutata in gol: il 30 agosto 2009, in occasione di Napoli-Livorno, fece uno splendido tiro da centrocampo, prese una clamorosa traversa, che sta ancora tremando. La sua rabbia piu’ grande è che prima Donadoni e poi Marcello Lippi in nazionale non hanno mai creduto in lui e i risultati sono stati disastrosi”.
Mister Di Marzio aggiunge che “un allenatore deve avere una rosa molto ampia e piena di campioni se vuole fare il salto di qualita’” lanciando un messaggio non troppo implicito al Napoli”. Finito il giro di opinioni una mia domanda non inerente l’argomento della serata, ma di calcio in generale è stata:
Mister Di Marzio: “Lei nota delle sostanziali differenze tra l’ambiente calcistico italiano e quello inglese?”
La risposta è stata: “Le differenze sono enormi; ad esempio se in Inghilterra una persona viene sorpreso a fumare una sigaretta allo stadio, viene fatta uscire, oppure se c’è un invasione di campo, anche pacifica il personaggio viene subito condannato e va in galera un’altra differenza notevole e che si parla di calcio solo il giorno della partita.Tutte le regole vengono fatte rispettare”
La serata finisce con tutte le conclusioni dei presenti concordi nel dire che l’addio di Quagliarella non è stato determinato da una sola causa, ma dalla concomitanza di più fattori e persone.
Hanno poi detto in coro che il calcio, anche se spesso si usano paroloni grossi, come colpe, tradimenti e litigi, resta sempre un “gioco”.
Dal nostro inviato Alessandro Sacco
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