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I tifosi preparano l’assalto al Meazza: in ottomila per la sfida ai rossoneri

Scattata la caccia ai biglietti al nord: timori per i bagarini

Senza Maradona e Van Basten, senza Sacchi e Bianchi: Milan-Napoli di domenica non varrà lo scudetto, ma è pur sempre una sfida da Champions League, una gara che mette in palio molto più del secondo posto: c’è il tesoretto dell’Uefa, i 30 milioni che garantisce l’accesso alla fase a gironi della Champions. Ci sono di mezzo, strategie, scelte di mercato, valutazioni di marketing. E tanto altro.
Ci sono voluti più di 20 anni, per vedere azzurri e rossoneri insieme così in alto. Era già successo due anni fa, quando la squadra di Mazzarri fu tra le ultime ad abdicare davanti al dominio del club di Berlusconi nella rincorsa al tricolore.
L’ultima vittoria del Napoli a San Siro è lontana 27 anni esatti: Hamsik e Cavani, per intenderci quel 13 aprile 1986 non erano ancora neppure nati. Il Napoli vinse per 2-1 con le reti di Giordano, Maradona e Di Bartolomei. Guarda un po’, domenica si giocherà in pratica lo stesso giorno, il 14 aprile. Ogni volta che le luci si accendono su San Siro i tifosi del Napoli si mettono in fila per entrare nella Scala del calcio. Non solo quelli che partono dalla Campania, ma tutti gli altri che nel tempo hanno invaso il Nord alla ricerca di fortune e di lavoro. Un romanzo lungo, quello di Milan e Napoli.
Per Inter-Milan, Juve-Milan o Inter-Juve nessuno scomoda l’epica, se il Napoli va a Milano da favorito per il secondo posto, sì. Perché per vincere al Sud servono imprese, gesta, epopee. Nessuno ci crede perché fino a qualche tempo fa era raro che succedesse. In Italia il confine-scudetto è il Po: sopra o sul Po si vince, sotto quasi mai. Non a caso il Napoli in Champions ci è andato solo una volta. Dal 1990 in poi allora nessun club al Sud si è mai alzato sopra il 5° posto, a parte il Napoli nelle ultime stagioni.
Forse saranno in ottomila. Sono già annunciati tifosi provenienti dalla Svizzera e dalla Germania, perché Milan-Napoli vale molto di più del simbolico secondo posto: c’è in palio la solita leadership di due squadre da sempre molto rivali. Anche nelle tradizioni. Come nella filmografia: dai tempi di «Napoletani a Milano (1953)», dove uno sgangherato gruppo di falsi parenti delle vittime del crollo di una catapecchia, capeggiato da Eduardo De Filippo (anche regista), sale al Nord e chiedere indennizzo alla società responsabile.

Fonte: Il Mattino

La Redazione

M.V.

 

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