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I tifosi: «Finalmente possiamo vederlo anche noi»

L’emozione di un ragazzino «Papà ci parla sempre di lui è il nostro Robin Hood»

È il club dei ventenni. Ci sono i ragazzi in prima fila. E i bambini che indossano la maglia con il numero 10. Mai stati allo stadio a vedere Diego. Sono i tifosi più emozionati, quelli che intonano cori d’altri tempi, tramandati da generazioni. In delirio. Il più piccolo, la mascotte della «squadra azzurra» si chiama Nunzio e ha due anni. Antonio S., orecchino e giubbotto di pelle, e l’amico Samuele D. P. ne hanno 11 e raccontano che sono letteralmente «scappati di casa per non mancare all’evento». Dice Vincenzo R., 14 anni, il più grande del gruppo: «Maradona l’avevamo visto solo in tv e su YouTube, soprattutto nei video caricati al computer. Adesso il dio del calcio è arrivato a Napoli».
Antonio F., 16 anni, si inginocchia sull’asfalto. Il suo amico Salvatore, stessa età, prega che il Pibe de oro si sporga di nuovo dal balcone all’ultimo piano. Sono già passate le 18, lo spettacolo va avanti. «Il momento più emozionante è quando inizia a saltare da lassù, al ritmo degli slogan contro la Juve. «È uno di noi» si infiamma Salvatore. Biagio Manna, 19 anni, ricorda, pur senza averne diretta memoria, gli scudetti, le vittorie: «A Napoli Maradona ha dato tutto quello che non ha mai avuto. Ha fatto sentire grande una città».
Riscattandola anche dalle miserie. «Maradona è il nostro Robin Hood». Antonino P., 15 anni, aggiunge con orgoglio: «I miei genitori e mio nonno mi hanno raccontato tutto di lui». «Ai mondiali del 90, Italia-Argentina, molti di noi hanno tifato Diego» dicono i trentenni Antonio Manzo, Alessandro Ganguzza e Matteo Nuzzo che non perdono occasione per il rituale saluto. Motivo di tanta passione? «Dal 1985 con mio padre sono sempre andato allo stadio. Domeniche indimenticabili» aggiunge Nuzzo che ha persino chiamato la sua cagnetta Maradona. La folla è anche rosa. Tra le tante ragazze, due di origine ucraina, cresciute in città, Ivona Pormpa, 23 anni, e Iryna Zaytseva, di 23, sorridono nella mischia. Enzo Papa, 32 anni, invece dice che è tornato da Rimini «per omaggiare chi ha scritto la storia del calcio». È assieme a Luca Carnevale, 38 anni, quindi tra i veterani, con Piero Rutigliani, di 32, che ironizza: «La traiettoria del gol al San Paolo messo a segno contro la Juve è ancora oggi studiata ancora oggi alla facoltà di ingegneria». Gianni Di Lorenzo di mestiere fa il tassista. È davanti al Royal con la mamma. «Mia figlia è nata lo stesso giorno di Maradona, il 30 ottobre, 41 anni dopo». A un tratto solleva il pullover: ha un tatuaggio, lo stemma del Napoli disegnato sul polso, il nome della bimba e la scritta «Te quiero mucho» e, più su, sull’avambraccio, una coppa Italia stilizzata. Emilio Scotto di Tella e Ivano Guardascione hanno 23 anni. «Siamo qui per un autografo, una foto con il dio del calcio. Per stringergli la mano e svenire un attimo».

Fonte: Il Mattino

La Redazione

M.V.

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