Stesso ruolo, quasi stesso giorno di nascita ma vicende umane e professionali diverse. Manuel Neuer guarderà da lontano Morgan De Sanctis. In comune hanno il segno zodiacale, Ariete che, stando agli esperti del ramo, accompagna un carattere focoso, energico, esuberante e impulsivo. Il tedesco è nato il 27 marzo, l’italiano il 26. Sono l’espressione di due epoche diverse (nove anni di differenza) ma anche «figli» di scuole calcistiche che hanno sempre prodotto grandi portieri, da Sepp Meier a Oliver Khan. E ora lui, Manuel, uno che stasera avrebbe un ottimo motivo per festeggiare la vittoria della sua squadra: a Napoli la sua imbattibilità è crollata, dopo la bellezza di 1.147 minuti. A venticinque anni è considerato uno tra i più grandi talenti in un ruolo che, al momento, non sembra avere un protagonista assoluto: lui, tra i più giovani, sembra essere l’unico destinato a caratterizzare un’epoca. Dovrebbe essere l’idolo delle folle, invece, se non veste la maglia della Nazionale, è rifiutato da tutti, a cominciare dai tifosi del Bayern che pure, dopo Khan, avevano dimenticato che nel calcio si gioca anche con il portiere.
AVVERSARIO– Non lo amano i ragazzi che si sistemano nella curva sud dell’Allianz Arena e maneggiano, prima della partita, enormi bandieroni, cantando a squarciagola un inno che di fatto è un «canto di battaglia», fortemente identitario. Tanto identitario che lui, Manuel Neuer da Gelsenkirchen, Westfalia, cioè nord idustriale del paese, non può intonare, nemmeno sottovoce. Il Bayern ha versato nelle casse dello Schalke 04 la bellezza di ventitrè milioni. Poi, però, ha dovuto avviare una complicata opera diplomatica per metterlo nelle condizioni di poter difendere in pace la porta della squadra. E ci sono riusciti solo facendogli accettare un mezzo (nel senso che si tratta di cinque disposizioni) decalogo: mai sotto la curva, mai bacio della maglia, mai lancio della medesima ai tifosi, vietato intonare le note dell’inno della curva, vietato commentare i comportamenti degli ultras. Paga la «fede», mai abiurata, per lo Schalke. Per lui niente cori.
TRADITORE – Il motivo è evidente: ha tradito. Glielo hanno spiegato in maniera molto pesante alla vigilia della sfida con il Bayern (vittoria dei bavaresi e porta di Neuer inviolata). A un ponte dell’autostrada gli hanno fatto trovare un manichino impiccato, vestito esattamente come lui in campo. E pensare che dello Schalke lui è stato simbolo e capitano. In quel club è arrivato a cinque anni e se ne è andato a venticinque. E’ l’unico che alla fine delle partite non fa festa: china la testa e imbocca la strada degli spogliatoi. Andrà così anche stasera. Anzi, speriamo che vada diversamente: che la imbocchi a testa china non perché gli sia vietato festeggiare con i tifosi del Bayern ma perché la sua squadra non avrà nulla da festeggiare.
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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