La pressione sul Napoli è enorme. Il contraccolpo psicologico sul prosieguo della stagione, e forse sul piano di crescita a medio-lungo termine, per un’eventuale eliminazione sarebbe micidiale. La squadra lo sa e appare bloccata nella testa prima che nelle gambe. Chi si aspettava una partita anima e core rimarrà deluso. La gara è quanto mai tattica. Anche la scelta di Zuniga per Dossena fa capire quanto Mazzarri punti meno sulla spinta in avanti e più sul gioco manovrato in attesa del guizzo vincente.
A complicare le cose ci si mette Zuniga che sbaglia un gol fatto su schema da calcio piazzato al 4′ e, soprattutto, il Villareal che appare tutt’altro che demotivato. Il suo tecnico Garrido tiene alto Marcos Senna svicolandolo da compiti difensivi. Una mossa che oltre a migliorare la circolazione in mezzo al campo permette al Sottomarino di stare abbastanza alto e quindi di disturbare l’inizio azione del Napoli. L’affanno si fa evidente, l’avversario non è arrendevole e la qualità tecnica dei singoli elevata. Difficile trovare immediate contromosse.
Mazzarri chiede ai suoi maggior coraggio nel rimanere alti una volta persa palla, ma la posta in palio è enorme e la paura di prendere un gol consiglia un atteggiamento prudente. Così sul mio Ipad registro, nei primi 45′, solo le difficoltà del Napoli a stare corto e l’impossibilità a ripartire celermente. La difesa è troppo bassa, il tridente lassù. Nel mezzo tante maglie gialle. Solo quando i nostri riescono ad arrivare negli ultimi 30 metri diventano insidiosi. Il momento migliore tra il 20′ e il 25′ quando si vedono le prime triangolazioni efficaci di Lavezzi con Hamsik e Maggio, che inizia a spingere con più convinzione. Ma manca l’intesa con Cavani che sembra isolato e nervoso. Quando trova i tempi corretti per smarcarsi in profondità non viene servito (al 26′ Gargano allarga a destra invece che in verticale), quando potrebbe arrivare l’invito giusto è il Matador a non partire (al 17′ cross teso di Zuniga ma lui sta a guardare, al 32′ Inler accelera bene centralmente ma lui rimane largo).
La partita non si sblocca, aumenta solo il nervosismo. A turno Lavezzi, Inler, Cavani e Hamsik perdono palla gratuitamente rendendo vano il tentativo di dare maggior continuità alle azioni d’attacco.
Dopo la pausa di riflessione si torna in campo nella ripresa senza cambi e novità tattiche. La partita per almeno un quarto d’ora continua a farla il Villareal. De Sanctis si oppone da campione a Perez che gli scarica addosso un sinistro violento dopo aver evitato Zuniga e Gargano, poi De Guzman viene contrastato in area da Campagnaro con qualche brivido, all’8 c’è l’espulsione di Mazzarri e al 12′ è Aronica a salvare ancora su Perez lanciato in contropiede. Per fortuna dei partenopei è l’ultimo segnale di vita del Villareal.
L’ultima mezz’ora cambia la scena e cambia il copione. È il Napoli che improvvisamente si sveglia dal torpore mentre Nilmar e compagni si ritraggono diventando quasi arrendevoli.
La scossa al 15′ la dà il capitano. Cannavaro, rimasto alto in seguito a un calcio piazzato, recupera palla e riparte creando un interessante 4 contro 3, non capitalizzato. Due minuti più tardi spunta finalmente anche Cavani. Lavezzi vede il suo taglio dietro a Zapata e lo serve sulla corsa. È la prima occasione chiara per il Napoli e il prologo del gol-qualificazione che arriva al 64′. Il Villareal non pressa più e il Napoli può accorciare in avanti. Maggio e Hamsik fraseggiano sulla fascia destra finchè lo slovacco non pesca Inler tra le linee avversarie che ha spazio per accentrarsi e fulminare Diego Lopez sul primo palo. Il gol chiude la partita. La squadra non reagisce. Le sostituzioni non cambiano l’inerzia della gara e il raddoppio di Hamsik permette di festeggiare con un po’ di anticipo lo storico passaggio agli ottavi di Champions.
La Redazione
P.S.
Fonte: Il Mattino
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