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I campioni partenopei sono con Insigne: “Il San Paolo è uno stadio difficile”

I fischi? Sua maestà Diego Armando Maradona ne provò l’amarezza il 18 giugno del 1989. Napoli-Pisa (0-0). Al 20’ del primo tempo il pibe uscì dal campo vittima di uno stiramento. Al suo posto Ciccio Romano. Dalle tribune contestazioni per Maradona che disse: «Se vogliono posso anche andarmene». Era l’epilogo del Napoli di Ottavio Bianchi. Il San Paolo ti esalta e ti butta giù come accade a molti figli di Partenope. «Se mi fossi trovato nella sua situazione forse avrei reagito allo stesso modo». Parola di Diego Occhiuzzi, plurimedagliato olimpico nella sciabola. «Non è facile essere campione a Napoli. Ma sono cose che accadono anche altrove. Montano ha un rapporto strano con la sua Livorno».
Il ricordo dei fischi di Maradona è stata la benzina grazie alla quale Valerio Spinelli ha superato i momenti brutti nella sua esperienza napoletana. Il play puteolano con il Napoli basket ha conquistato Nazionale, semifinali scudetto, Coppa Italia e accesso diretto in Eurolega. «Eppure anche io ho avuto la mia buona dose di fischi. Profeta in patria è impossibile. Il pubblico invece di applaudire Insigne condanna chi ha un legame fortissimo con la società. Lorenzo però ha le spalle larghe». La situazione di Cannavaro non è dissimile. «In quel caso la società invece di valorizzare chi conosce il territorio preferisce metterlo ai margini. Inammissibile». Un consiglio? Per Patrizio Oliva, già campione del mondo dei superleggeri di pugilato, protagonista di una difesa al Mario Argento contro l’americano Brunette: «fregarsene ed andare avanti. Insigne deve guardare avanti, fregarsene di chi l’ha fischiato. Abbiamo talenti che invece di coccolare bruciamo come sta accadendo a Cannavaro».
I fischi li ha beccati anche Mario Fiorillo in vasca. Il protagonista di mille battaglie con il Posillipo vide il suo pubblico rivoltarsi contro quando tornò con la calottina del Pescara. «Fanno male perché vedere la tua gente che ti contesta non è bello. Ma nel mio caso tornavo da avversario. Insigne? È un bravissimo giocatore ma la gente ha il diritto di applaudire e di contestare. Un professionista deve avere la capacità di gestire anche queste situazioni. Per questo ritengo sbagliata la sua reazione».
Ma è proprio così difficile essere un profeta in patria? «Assolutamente no. Basta instaurare un rapporto importante con i tifosi». Il capitano del primo scudetto, Beppe Bruscolotti, racconta: «Il gesto di stizza ci sta come la contestazione dei tifosi. In ogni caso tenderei a non drammatizzare. Quello che manca è un tutor per i più giovani». E per Insigne parlano i suoi procuratori. Fabio Andreotti a radio Marte: «Lorenzo, ci è rimasto male. Con un po’ di saggezza in più, non avrebbe fatto quel gesto, aveva voglia di fare una prestazione importante, il dissenso di qualche tifoso e la sua giovane età hanno portato a quella reazione». Antonio Ottaiano a radio Kiss Kiss Napoli: «Il rapporto con la città e con i tifosi non verrà meno per questo episodio. Ora è importante metterselo alle spalle. È giovane e ha la forza per superare questo momento negativo, tra qualche anno saprà leggere con più maturità queste situazioni. Certo è che se il rapporto con il pubblico dovesse incrinarsi in maniera definitiva delle valutazioni alternative sarebbero plausibili».

Fonte: Il Mattino.

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