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I 53 giorni di Ciro, il calvario tra dolore e dignità. Niente “colpa di tutti”, ognuno si prenda le sue responsabilità

Chi ha sparato non è solo "un folle" ma un prodotto di una mentalità distorta

Alla fine è successo. E’ successo quello che per 53 lunghi giorni avevamo sperato non accadesse. Avevamo pregato, sperato in un miracolo, in un improvviso “colpo di fortuna”. Avevamo creduto che ci potesse essere un lieto fine, che qualche volta, almeno questa volta, la vita potesse portare anche buone notizie. Per 53 giorni ci avevamo sperato, purtroppo invano. Ciro Esposito non ce l’ha fatta. Dopo 53 giorni è morto. 53 giorni, quasi due mesi. È questo il tempo che è passato da quel tragico pre-partita, da quell’assalto ignobile e ingiustificato, che col calcio dovrebbe avere poco a che fare. 53 notti di dolore e speranza per la famiglia, per Scampia, il suo quartiere, per tutta Napoli e per tutti i napoletani. 53 giorni da quello sparo, partito da quella maledetta pistola.

53 giorni in cui è stato detto tutto e niente. In cui i vuoti proclami, le parole fuori luogo, erano coltellate inferte al dolore della famiglia Esposito. La grande dignità della madre, dal padre, dello zio e di tutti i parenti. La solidarietà di Maradona, di De Laurentiis e (in parte) del mondo del calcio. Ma, oltre al detto anche il non-detto, e soprattutto il non-fatto.

Ed ora è inutile nascondersi dietro le solite, stucchevoli frasi fatte. Adesso è inutile dire che “abbiamo perso tutti”, che la morte di Ciro è stata una “sconfitta per tutti”. Non è vero, non è giusto dire una cosa del genere. Non nascondiamoci dietro ad un dito, non collettivizziamo la colpa. Dare la colpa a tutti equivale a non darla a nessuno. Non lo possiamo fare. Perché Ciro non lo merita, perché la sua famiglia non lo merita.

Troppo comodo dire che “abbiamo perso tutti”. In questi 53 giorni non abbiamo perso tutti. in questi 53 giorni avete perso voi. Si voi, proprio voi! Voi Istituzioni che, con Sindaco di Roma e Premier in testa, in 53 giorni non avete dimostrato la vicinanza che Ciro Esposito e la sua famiglia meritavano. Hanno perso il Prefetto e il Questore di Roma che, dopo un servizio d’ordine da brividi, sono ancora lì, sulla loro poltrona, come se l’idea delle dimissioni (parola che in Italia sembra non avere significato), fosse qualcosa di “eretico”.  Come se le responsabilità per il transito dei pullman azzurri non fossero un loro problema. Come se permettere a Gastone & Co. di girare (armati) nei pressi della zona di transito dei napoletani, fosse una casualità non prevedibile. E hanno perso i mass media italiani, pronti a gettarsi come “sciacalli” sulla Carogna, lesti a sbattere “il mostro (napoletano) in prima pagina”. E poi altrettanti veloci a dimenticarsi di fornire un’informazione competa. Tutti a sguinzagliare inviati a Napoli, cercando parentele “scomode” di qualche ultras partenopeo, ma inspiegabilmente pronti a “bucare la notizia” quando si poteva (e doveva) parlare del background politico di Gastone. Ed ha perso anche l’ansia dell’informazione on-line di dare la notizia in tempo reale. Tutto ciò per qualche pugno di click in più.

Ma a perdere è stata soprattutto la vostra “ideologia”, il vostro modo di pensare, la vostra mentalità nazionale, la vostra testa piena e strapiena di concezioni apparentemente incompatibili. Da un lato il vostro dogma della “sacralità della patria”, dall’altro, a conviverci (non so come) insieme, quel razzismo sottile nei confronti di Napoli e dei napoletani che per molte minoranze rumorose del nostro Paese ha assunto i contorni dell’odio etnico. Già perché chi ha sparato non è solo “un folle”. No, troppo comodo da dire. E non è nemmeno solo un “ultras romanista” (anche questo troppo comodo da dire). Il braccio sarà anche stato il suo, ma la mente, si la mente, è quella forgiata da voi. Un neo-fascista, imbottito di follie deliranti, forgiato dall’amore per il fascio e dall’odio verso Napoli. A perdere siete stati voi, la vostra mentalità e quello che la vostra mentalità ha creato. I vostri vuoti proclami, le vostre stupide concezioni e le vostre ridicole giustificazioni. 53 giorni in cui, ora dopo ora, avete perso.

53 giorni in cui paradossalmente l’unico ad aver vinto, nonostante abbia perso la sua partita più importante, è Ciro. L’ha giocata con tutte le sue forze, da vero napoletano. Da ragazzo di Scampia che, in barba ai luoghi comuni, ha sempre lavorato sodo. E se ne è andato da napoletano, lottando fino all’ultimo, lottando per 53 giorni. 53 giorni, in cui avreste avuto l’opportunità di fare la cosa giusta. E avete fallito.

Già, la cosa giusta. Come ha fatto Ciro quel 3 maggio, secondo quanto filtra dai racconti dei presenti e dalle indagini in corso che ci auguriamo assicurino quanto prima la giustizia per la famiglia Esposito. Se ne è andato per aver fatto la cosa giusta. Se ne è andato per aver difeso delle persone, per essere intervenuto di fronte ad un assalto nei confronti di tifosi inermi. Un qualcosa che per lui, per la sua mentalità e per i suoi valori, era inconcepibile ed ingiustificabile. Se ne è andato perché, in base ai suoi principi (non ai vostri!) non ha voltato lo sguardo dall’altra parte. Cosa che invece voi avete fatto. E forse adesso, volendo fare la cosa giusta anche voi, è meglio che continuiate a fare.

R.I.P. Ciro

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I Am Naples Testata Giornalistica - aut. Tribunale di Napoli n. 33 del 30/03/2011 Editore: Francesco Cortese - Andrea Bozzo Direttore responsabile: Ciro Troise © 2021 IamNaples
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