Senza giocare, Vargas ha mandato in gol tutti gli attaccanti del Napoli. È la scossa che mancava. Cavani, Pandev, Hamsik, forse anche Lavezzi laggiù in Argentina hanno avvertito il pericolo di essere emarginati. Non arriva un ragazzo di 22 anni da Santiago del Cile, con una faccia da straniero, carico di sogni e di futuro.
Ieri si è fatto conoscere: parla da uomo vero, non una sola frase banale. Sembrano strappate a fatica, secondo gli stereotipi di un giornalismo neomelodico, le risposte a gentile richiesta sui tifosi, «caldi, pazzi per il calcio». È vero, ma non esageriamo. Napoli è una metropoli italiane come le altre, la passione dei suoi tifosi è solo pari a quella di milanesi, torinesi, genovesi e romani, arsi peraltro dal quotidiano confronto delle due squadre nella stessa città. Sorprende che Lavezzi, forse per vantarsi, abbia offerto l’inverosimile rivelazione in Argentina: esce dal campo nascosto nel cofano della sua auto. Fosse vero, dovrebbero arrossire tutti i napoletani. Altrimenti, dovrebbe dar conto di una così amena fantasia. Che pensano in Argentina di Napoli e del suo tifo così smodato, aggressivo e pacchiano? Vargas piace: non sopporta il confronto con Sanchez, si descrive rapido negli scatti ma vuol misurarsi prima nel campionato italiano, meno lento e lezioso di quello cileno. Secondo nel 2011 solo a Neymar nella classifica del Pallone d’oro in Sudamerica, nono nella classifica mondiale per gol segnati a club e nazionali, braccato da inglesi e italiani ha scelto Napoli perché «tappa importante della sua carriera». Il primo scalo europeo di un volo che potrebbe portarlo anche altrove, quindi. Benedetta sincerità. È la stessa ambizione di molti nel Napoli: sanno che se la squadra fallisce la qualificazione Champions, devono ridimensionarsi o cambiare club. Ecco perché Cavani ha parlato chiaro: «Neanche il terzo posto mi basta». Non esagera. La rincorsa è possibile. Per almeno quattro motivi.
1) L’arrivo di Vargas tiene sulle spine Cavani, Lavezzi, Hamsik e Pandev. Proprio l’ultimo si piega alla fatica. Altro che pigro. Lo staff sanitario di Alfonso De Nicola con cure atletiche in palestra gli ha riaperto una carriera che sembrava finita. E lui si adegua volentieri, adesso.
2) Mazzarri accenna agli ingaggi per dimostrare che altre squadre sono più forti. È più attendibile il confronto sui valori di mercato. Il Napoli ha un potenziale offensivo valutato quasi 130 mlioni. L’attuale sesto posto quindi è stretto.
3) Il Napoli ha 27 punti. Tre meno dell’anno scorso. Può chiudere il girone a 33, battendo Bologna e Siena. La Champions è a 72 circa. Occorre poi un ritorno da 39. Possibile, basta evitare gli errori del turnover, perdonabili perché derivano dall’inesperienza. Il Napoli ha infatti perso almeno sette punti: 1 con Chievo e Catania, a dir poco, 2 a Novara, 3 in casa con il Parma.
4) La società ha grandi ambizioni. Cambia indirizzo finanziario. Non ricadrà nella tentazione di acquistare giocatori maturi e forse inutili come Cribari, Sosa, Lucarelli, Mascara, Santana, Donadel, tutti a prezzi di saldi ma con ingaggi che messi insieme incidono sul bilancio più che sulla classifica. Vargas segna il ritorno alla politica dei primi anni di De Laurentiis: quando ha formato per 8-9 undicesimi la squadra che splende in Champions e messo insieme pezzi ancora pregiati su scala europea. Se Vargas ha scelto Napoli, un motivo c’è. È una società diversa. Più moderna e credibile. De Laurentiis, lunatico e irruente, a tratti eccessivo, si distingue alla fine per lungimiranza ed equilibrio. La sua avarizia creativa consente investimenti importanti. In un calcio che boccia isterismo e affarismo. Preziosi e Zamparini cambiano meno cravatte e abiti di allenatori e giocatori. Hanno preso in due partite nove gol dal Napoli. Che pensano di De Laurentiis, l’ultimo arrivato?
Fonte: Antonio Corbo per “Repubblica”
La Redazione
C.T.
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