Galeotto fu l’ennesimo ritorno da turista. Napoli e Maradona: chi ama non dimentica. Una vacanza per ritrovare parenti e vecchi amici è bastata per riportare un Maradona nella nostra città. Hugo ha messo radici qui da qualche mese. Hugo è quello che Diego, per amore fraterno, reputava il più bravo della famiglia calcisticamente parlando. In Italia ha giocato 12 partite con l’Ascoli in serie A, poi Rayo Vallecano, Rapid Vienna, otto anni in Giappone, e fine carriera dieci anni fa con l’Almirante Brown, seconda divisione argentina.
«Ora alleno i ragazzini, cominciare dal basso è stata una mia scelta. Ripartire da Napoli era un mio sogno»: Hugo Maradona vive a Bacoli con Paolo Caputo, amico inseparabile. A due passi dal mare per allontanare stress e tensioni ma soprattutto per non essere sempre additato e riconosciuto «come il fratello di Diego». «È difficile, il cognome è ingombrante e mi ha condizionato anche da calciatore ma devo provare a fare tutto da solo. Ho 42 anni e una voglia matta di lavorare e allenare» racconta Hugo, oggi coordinatore tecnico degli allenatori della «Mariano Keller» una scuola calcio che accoglie aspiranti e baby calciatori sui campi di Casoria, Secondigliano e Vomero. Tutti i pomeriggi scruta, consiglia, allena, dialoga, apprende: un’ora di auto e si torna a Bacoli, alla pizzeria «del silenzio» il suo punto di ritrovo.
«Dopo aver smesso di giocare, mi sono trasferito a Miami. Avevo una scuola calcio che portava il mio nome, andava benino ma io sogno di fare l’allenatore e gli Usa non sono la miglior palestra per questa strada. L’estate scorsa sono stato a Napoli, ho ricevuto la proposta della ”Keller” e ho accettato immediatamente».
Parte dai ragazzini, non è troppo poco per un Maradona?
«Io ragiono così: si parte dai piccoli per crescere insieme a loro, il calcio italiano lo devi capire innanzitutto dai più giovani. Poi se hai stoffa, ti fai strada poco alla volta, senza calpestare nessuno».
Hugo vuol prendere la cittadinanza italiana e il patentino di allenatore. Napoli gli sta entrando nuovamente nel cuore.
«Dopo vent’anni ho scoperto quanto grande sia ancora l’amore di questa città verso mio fratello. Parto da qui perché Napoli è troppo simile alla mia Argentina e perché in nessuna altra parte del mondo si vive e si respira il calcio come in questa città».
Diego sa che ti sei trasferito a Napoli?
«Ci parliamo al telefono, non spesso perché abbiamo caratteri differenti. Quando gli ho dato la notizia mi ha detto semplicemente: bravo, hai fatto bene».
Filardi, Francini, Carannante, Bruscolotti e Muro sono il legame con ”quel” Napoli, amicizie che Hugo ha ritrovato sui campi e in qualche studio tv. Fisicamente ha il marchio inconfondibile dei Maradona, baricentro basso, qualche chiletto in più, il pizzetto che lo avvicina tremendamente a Diego, l’espressione timida e silenziosa lo fa somigliare invece al papà.
«Mi sono messo in discussione fino a Natale: poi i dirigenti del club mi faranno sapere se sono soddisfatti del mio lavoro e se intendono continuare con me. Le mie fisse sono fare l’allenatore e progettare un futuro migliore per Nicole, Thiago e Melina, i miei figli che vivono a Miami. Non mi manca l’Argentina, mi mancano loro e un giorno vorrei riportarli a Napoli».
Allenare è il suo sogno, il chiodo fisso. Imparare in fretta la sua ambizione. «Seguo sempre il Napoli in tv. Mi piace la squadra, ho grande stima di Mazzarri che considero uno dei più bravi in assoluto. Il Napoli ha accusato qualche flessione ma ha la forza e lo spessore per restare nell’alta classifica. Vorrei seguire qualche allenamento di Mazzarri da vicino, studiare i suoi metodi di lavoro ma non conosco nessuno del Napoli. Se un giorno mi invitassero a Castelvolturno, andrei di corsa…».
Niente più San Paolo?
«Ci sono stato per Napoli-Fiorentina, la solita grande emozione. Meglio però la comodità e la tecnologia della tv, ti aiuta a vedere cose che dal campo ti sfuggono».
Cavani può oscurare il mito di Diego ?
«Può entrare nel cuore della gente perché è un ragazzo umile e un grande bomber, parla con i gol. Oscurare Diego no, lui sarà sempre il migliore perché per arrivare a essere il numero uno ha fatto cose che conosco solo io. Guardate i napoletani: dopo vent’anni sono ancora pazzi di lui».
Napoli e Maradona, chi ama non dimentica.
Angelo Rossi per “Il Mattino”
La Redazione
P.S.
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