Good night: ma si fa per dire, perché la maschera esprime quel pizzico d’amarezza che lascia sfilare via l’euforia (controllata) di quarantacinque minuti quasi perfetti. E’ un’amichevole: ma si fa per dire, perché ormai il palato (fine) assaporava il dolcissimo sapore d’un autorevolissimo blitz confezionato in scioltezza. Il bello e il brutto del calcio, in rapidissima successione: però si fa per dire, perché ciò che resta è – maledizione – il risultato al triplice fischio finale.
Benitez, da 0-2 a 2-2: un allenatore in casi del genere che fa?
«Prende tutto: la parte migliore, il primo tempo, e quella meno entusiasmante, la ripresa. Ma è stata una partita strana nella quale hanno anche inciso un paio di episodi…».
Sveli la chiave, allora.
«Il rigore concesso all’Arsenal, quello negato a noi: qualcosa ha modificato, anche nella testa; e certo ci ha tolto la possibilità di poterla chiudere».
I pregi, per cominciare…
«Mi pare che il palleggio e che l’intensità di un’ora circa sia stata soddisfacente. E poi la rapidità nell’attivare il contropiede».
I difetti per chiudere…
«La difficoltà nel gestire la gara, ovviamente nel secondo tempo. E non penso sia stata solo una questione di gambe».
Il Napoli agli inglesi è piaciuto.
«E a me anche: so che ho tra le mani una squadra che può essere protagonista in Italia ed in Europa. Anzi, vuole essere. Sappiamo di poter competere».
Due gol su palla inattiva.
«Vuol dire che lavoreremo. E lavoreremo. Manca tanto al via della stagione e le amichevoli e gli allenamenti a questo servono».
C’è gente che ha cominciato in ritardo.
«E si vede. E’ il caso di Higuain ed anche di Albiol e di Maggio. Ma avranno modo per recuperare, anche se è chiarissimo che in gare del genere ed in questo momento della stagione, diventa difficile riuscire ad essere se stessi senza avere la condizione giusta».
Meglio ora che all’Inter…?
«Quando arrivai a Milano, avevano vinto tutto e pensavano fosse impossibile migliorarsi. Qui è stato fatto un grande lavoro ma c’è anche la certezza di poter crescere. E’ quello che vogliamo e su questo ci stiamo impegnando».
La Juventus viene da due scudetti.
«Un progetto che ha dato risultati. Ma il Napoli è arrivato secondo: ha perso calciatori importanti ma altri ne ha acquistati e questo mi lascia la convinzione di essere l’allenatore di una squadra che potrà essere forte sia in serie A che in Champions».
Che effetto le ha fatto tornare a Londra?
«Molto bello, perché sono tornato in una città che conosco, abbiamo giocato in uno stadio bellissimo e contro un club di grandissimo spessore, allenato da un tecnico come Wenger che non è solo bravo ma anche rispettoso. Chiaro che volevo vincere, però abbiamo dovuto subire il loro ritorno. Il calcio è questo, anche ad agosto».
Fonte: Il Corriere dello Sport
La Redazione
M.V.
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