Si dice che il calcio moderno sia privo di emozioni, forzato dagli interessi e incapace di muovere quella passione che una volta era l’anima stessa della sfera che ne compone l’elemento essenziale, ma per fortuna, a salvare il movimento, ci sono ancora storie umane, come quella di Antonio Di Natale, capace di far sognare a 37 anni l’Italia e il mondo intero. Non si tratta di esagerare i toni, perché così facendo non si renderebbe omaggio allo stesso calciatore, ma semplicemente di sfogliare pagine cartacee ed elettroniche della stampa estera che hanno reso, e che rendono, omaggio al campione italiano. Oltre i gol messi a segno (due settimane fa ha siglato il 200e° in Serie A, ndr), la tecnica e l’imprevedibilità c’è l’uomo Di Natale, mite e riservato, che in carriera ha preferito lasciar parlare il campo piuttosto che riempirsi la bocca di inutili frasi.
Un uomo che, conoscendo i propri limiti e le virtù, ha scritto il suo cammino lontano da Napoli, nonostante un amore che lo lega alla città e alla squadra, di cui è il primo sostenitore. «Io sono tifoso del Napoli e mi piace il Napoli – ha dichiarato Di Natale ai microfoni di Canal + -, ma ho avuto paura di vestire la maglia azzurra perché per un napoletano è sempre più difficile giocare nella squadra della propria città. Quando le cose vanno male, la situazione per te è ancora più complessa ed è più difficile venirne a capo. Non ho rifiutato Napoli perché non volevo andare, ma perché ne avrei sofferto troppo. Conosco il mio carattere ed ho preferito evitare».
Un’assunzione di responsabilità che indica rispetto, innanzi tutto per i tifosi azzurri, ma anche per se stesso, perché il calcio è istinto e un uomo sul campo per dare il meglio deve essere libero dai fili che possano ritenerlo. In una recente intervista, si è soffermato su Lorenzo Insigne, rammaricandosi del suo infortunio e indicandolo come suo possibile erede. Se l’attaccante napoletano con i suoi 23 anni oggi ha fatto già carriera, Di Natale ha dovuto aspettare la soglia dei 24 per iniziare a presentarsi al grande pubblico con l’Empoli: «Quando ho iniziato giocare ero solito ricoprire un altro ruolo, perché in quel 4-3-3 ero esterno sinistro, poi una volta contro il Palermo è mancato un attaccante e il Mister mi ha cambiato di posizione e da quel momento ho capito che di fronte alla porta avrei potuto rendere molto di più. In questi anni ho avuto diverse offerte per cambiare club ed ho sempre rifiutato perché l’Udinese per me è una società importante, la mia è una scelta di vita».
Udine riflette nel suo quieto vivere l’animo di Totò perché, come la città friulana, il calciatore è piuttosto riservato e concentrato sul quotidiano, suo e della sua famiglia e non gliene voglia Napoli che con il suo movimento continuo non ha incrociato il destino calcistico di uno dei suoi figli migliori, perché a suo modo Di Natale resta una delle migliori bandiere cittadine, che il mondo sicuramente gli invidia.
Un’assunzione di responsabilità che indica rispetto, innanzi tutto per i tifosi azzurri, ma anche per se stesso, perché il calcio è istinto e un uomo sul campo per dare il meglio deve essere libero dai fili che possano ritenerlo. In una recente intervista, si è soffermato su Lorenzo Insigne, rammaricandosi del suo infortunio e indicandolo come suo possibile erede. Se l’attaccante napoletano con i suoi 23 anni oggi ha fatto già carriera, Di Natale ha dovuto aspettare la soglia dei 24 per iniziare a presentarsi al grande pubblico con l’Empoli: «Quando ho iniziato giocare ero solito ricoprire un altro ruolo, perché in quel 4-3-3 ero esterno sinistro, poi una volta contro il Palermo è mancato un attaccante e il Mister mi ha cambiato di posizione e da quel momento ho capito che di fronte alla porta avrei potuto rendere molto di più. In questi anni ho avuto diverse offerte per cambiare club ed ho sempre rifiutato perché l’Udinese per me è una società importante, la mia è una scelta di vita».
Udine riflette nel suo quieto vivere l’animo di Totò perché, come la città friulana, il calciatore è piuttosto riservato e concentrato sul quotidiano, suo e della sua famiglia e non gliene voglia Napoli che con il suo movimento continuo non ha incrociato il destino calcistico di uno dei suoi figli migliori, perché a suo modo Di Natale resta una delle migliori bandiere cittadine, che il mondo sicuramente gli invidia.
Fonte: Corriere dello Sport
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