Higuain “Vamos a ganar”, ma il leader resta Hamsik!

NAPOLI – Un indizio è la prova di un amore sconfinato, sei anni di condivisione espressi in quel boato, l’inno di riconoscenza per la fedeltà assoluta e il testimone da leader – se preferite da bandiera – consegnatogli (spontaneamente, istintivamente) dai sessantamila che l’acclamano, lo stordiscono, le eleggono a re. Si scrive Hamsik, anzi s’ascolta che sta per arrivare Hamsik, e il san Paolo è un’ovazione, la standing ovation che si riserva alle star d’assoluta grandezza, il simbolo eletto a testimonial di se stessi, d’un Napoli decollato fino ad arrivare alle stelle: «E’ con noi dall’estate del 2007, è ormai ad un passo dalle trecento partite in azzurro». E’ Marek Hamsik e s’è capito, perché ormai lo stadio diviene suo e l’unico strappo alla cerimonia è in quella sfilata all’americana che l’incorona ufficialmente, alla presenza di chiunque, con un coro ch’emoziona, una scarica interminabile d’affetto.

TUTTI PER MAREK – Il futuro è la Champions e, per cominciare, sul san Paolo sono «convocati» i protagonisti d’una stagione coronata con un secondo posto che vale: si parte dal passato, dunque, da Emanuele Calaiò, che c’era persino nelle stagioni buie della serie C, il 2005, quanti Napoli fa, e poi avanti con gli altri, fino a quando non è il momento di sciogliersi, di concedere l’investitura d’idolo a quell’Hamsik che osserva gli spalti e con la mano dispensa il suo grazie colmo d’imbarazzo e però anche gratificato.

VOGLIO VINCERE – Il nuovo è Rafa Benitez, per gradire: e Napoli allarga le proprie braccia e stringe a sé quell’omone che pure ne ha viste tante e che non vede l’ora di scoprirne altrettante: «Siete così in tanti per un’amichevole, mi chiedo quanti sarete quando giocheremo le gare che contano». Avanti un altro e poi un altro ancora e poi Rafael e Mertens, Albiol e Callajon, Reina e infine Higuain, che nel regno di Maradona ha la possibilità di capire perché mai gli argentini e i napoletani scoprano d’incanto d’essere in sintonia, legati a filo doppio da quell’empatia che scocca immediata, con el «pipita» sommerso dall’euforia in un tempio destinato a diventare anche suo a suon di gol. «Sono molto felice di stare qui e speriamo che sia una grande annata. E’ una squadra fantastica, è una città meravigliosa: un abrazo e vamos a ganar cosas importantes».

DISSENSO – Non c’è soltanto l’unanimità dei consensi, però: Zuniga è accolto come prevedeva, probabilmente, ma forse Gargano non s’aspettava – dopo aver riconquistato due anni fa il san Paolo, e però prima di andare all’Inter – che al suo ingresso in campo venisse travolto dai fischi che di fatto inducono ad immaginare un divorzio comunque nell’aria.

LA MAGLIA – La musica è svanita dal programma, ne resta giusto un filo, e ciò che resta della «scaletta» originale è la scoperta delle nuove maglie, presentate con gigantografie intorno alle quali è schierata la squadra: c’è un velo che lo copre, per alimentare l’attesa, per presentarle degnamente, appagando la curiosità della gente. C’è quella azzurro-Napoli, manco a dirlo; c’è poi quella gialla che stavolta però porta una striscia trasversale azzurra; e infine c’è la novità, la terza casacca, in verde militare, tessuto camufly, quello delle mimetiche. La battaglia è lunga….

Fonte: Corriere dello sport

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F.G.

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