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Higuain stregato dal San Paolo: “Il boato dei nostri tifosi è incredibile”

NAPOLI – Golzalo… Gonzalo Higuain. Il tabellino marcatori, l’anagrafe dei bomber. Pipita ribattezzato. “Golzalo…” il nome che è di fatto l’indicazione di un mestiere, l’arte del centravanti, la missione da compiere ogni benedetta domenica. E oggi, lunedì. Tre reti nelle ultime tre partite, addirittura cinque su cinque aggiungendo anche le due con la Lazio. Segna sempre lui, comunque e in ogni modo. Higuian di potenza, di forza e volo. E su rigore. Come l’ultimo gol a Cagliari prima delle vacanze, e quella volta, l’unica stagionale a Fuorigrotta alle 12.30: Napoli-Torino 2-0, doppietta di Higuain dal dischetto.  «E’ straordinario segnare al San Paolo, il boato dei tifosi è incredibile».  Higuain l’oro di Napoli. Una pepita più che il pipita. Trentasette milioni di euro più tre di bonus pagati al Real Madrid, l’acquisto più caro della storia del club. Al cambio valuta, neppure Maradona era costato tanto in lire. «Ma Diego è unico, l’amore che questa città prova per lui è infinito, è senza tempo».  Sette giorni di relax in Argentina. L’affetto della famiglia, qualche serata con gli amici e un po’ di foto da tweettare in costume al mare. Poi un’intervista al quotidiano “Olè” per raccontare la sua Napoli, i suoi sogni, la passione di una città che l’ha adottato ed eletto simbolo. E s’è subito invaghita di lui. Higuain l’erede di Cavani, l’uomo bionico dei 103 gol in tre anni. Tre, tutti in una volta, li segnò alla Roma il giorno della Befana di un anno fa. Oggi, la Samp. Partita da vincere, fantasma da battere. Higuain la continuità sotto porta, il testimone di una staffetta del gol tra super cannonieri. Tredici reti già segnate, nove in campionato, quattro in Champions League: il suo record. E poi gli assist, sei, qualcuno strabiliante, d’esterno, con la delicatezza di un rifinitore. Per Callejon (a Firenze) e Mertens (Inter) palloni precisi che svolazzavano nell’aria come trottole.

EUROPA –  Higuain fortissimamente Higuain. Il vero e finto “nueve” di Benitez, l’uomo d’area e della trequarti, ovunque, per se stesso e gli altri. Sempre decisivo.  «Mi piace abbassarmi e venire a giocare il pallone tra le linee, non sono di quelli chese ne sta lì ad aspettare impalato». Il San Paolo ai suoi piedi, entrambi, destro e sinistro. Perché è con tutt’e due che sa far male: l’Inter e l’Arsenal le ha freddate col mancino. «Che peccato essere eliminati dalla Champions con dodici punti, pazzesco, non s’era mai visto prima». Uscì dal campo piangendo. Lacrime napoletane. Non se n’è, forse, fatto ancora una ragione. Inconsolabile. La Champions è una maledizione. Col Real, la “decima”, era un’ossessione, e a Napoli l’eliminazione è stata ancor più atroce di altre volte a Madrid. Resta l’Europa League. Mai giocata in carriera eppure adesso un obiettivo. Benitez sa come si fa, l’ha vinta un anno fa al Chelsea. E c’è una tifoseria che la sogna. Quella dei sessantamila oggi contro la Sampdoria: numericamente il top in Italia. «S olo stando qui si può capire la passione dei napoletani per la squadra, voglio scrivere la storia di questa società».

SHOW –  Un gol ogni 124 minuti di media. Higuain all’assalto dei suoi record. Statistiche continuamente in aggiornamento, soprattutto in crescendo. La condizione atletica è ormai al top. E dall’Argentina è tornato tirato a lucido: la bilancia e i test confermano. I fastidi muscolari sono ormai spariti, e pure le paure di farsi male le ha esorcizzate. Merito delle rassicurazioni dei medici, la stima di Benitez, l’appoggio dei compagni e il dialogo continuo con chi riesce ad entraci dentro, davvero. Higuain carico e sereno, cattivo sotto porta ma con la sensibilità del ragazzo qualunque. Ansie, tensioni, paragoni, ha dato un calcio a tutto. Il gol la terapia migliore. E i sorrisi, quella napoletanità che lo sta conquistando, il piacere di cominciare anche a sussurrare qualche parola in dialetto. Ospite di Alessandro Siani all’Augusteo un paio di sere fa s’è divertito a fare lo scugnizzo. Titolo dello spettacolo: “sono in zona show”. Per Siani, il teatro. Per Higuian, l’area di rigore. Quella avversaria ovviamente.
Fonte: Corriere dello Sport

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