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Higuain: storia del ragazzo che ha rifiutato Milan e Juve e che ha incantato Madrid

Mourinho lo definì il giocatore meno vanitoso del Real. «Se potesse, si allenerebbe in pigiama». Eppure c’è stato un momento in cui il giocatore meno vanitoso del Real sarebbe potuto finire nella squadra del presidente più vanitoso della serie A: il Milan. Non una volta: due. Non che quello del Napoli non abbia un ego debordante, ma lo stile è più popolare, sgrammaticato, mentre se Gonzalo Gerardo Higuain da Brest fosse approdato al Milan, avremmo visto davvero i due opposti incontrarsi. Il ragazzo in pigiama e il cummenda in doppiopetto. Il rosso e il nero. Gonzalo Higuain, attuale numero 9 del Napoli, in tempi non sospetti fu vicino a vestire la maglia del Milan. Torniamo indietro nel tempo, nel 2006. Il Pipita, durante un match tra River Plate e Boca Juniors dimostrò di avere il gol nel sangue segnando una doppietta che fece il giro del mondo. Lo stesso giorno il Real Madrid non ci pensò più di tanto e si tuffò a capofitto sul calciatore. Anche il Milan c’era, ma Braida arrivò in ritardo e l’attaccante si accasò in Spagna. Erano tempi in cui bisognava cercare il nome di Higuain su google, ma il Real lo seguiva da settembre. Il giorno di River-Boca, al Monumental era arrivato un uomo del Real, Pedja Mijatovic: «Ci sono giovani di talento che si nascondono, lui invece chiedeva costantemente palla ai compagni, avevo occhi solo per lui», racconta nel libro di Sanchez-Flor dedicato a Higuain, «El Indestructible». Il Real, reduce da stagioni deludenti, ha deciso di ringiovanire la «plantilla». L’arrivo di Higuain prelude alla partenza di due «gordi», i larghi Ronaldo e Cassano, e il divo Beckham. Tre stelle sbiadite che curiosamente, in tempi diversi, approderanno al Milan. Franco Baldini ottiene facilmente il sì del ragazzo, spinto dal padre, Jorge, ex giocatore, e convince il River a cederlo per 12 milioni. Il Milan tenta un disperato rilancio, ma il ragazzo ha deciso. «Per me c’è una sola squadra: il Real». Il 12 dicembre a Madrid si incontrano Baldini, Mjatovic e il tesoriere del River, Héctor Gringer, e stendono i verbali dell’accordo. Il 25 gennaio il Milan annuncia Ronaldo, pagato 7,5 milioni, operazione più di marketing che tecnica, perché, al di là delle entusiastiche dichiarazioni di Galliani per il ritorno in Italia del Fenomeno, il pensiero è sempre e silenziosamente rivolto a un attaccante di nove anni più giovane: Higuain. Così, sei mesi dopo, siamo nell’estate 2007, nella sede del Real arriva per fax una clamorosa offerta dal Milan: 24 milioni. Higuain dice ancora no. Il Real anche, seppure con qualche tentennamento. In pratica, nonostante poche apparizioni in una squadra deludente, il valore di mercato di questo ragazzo – ironicamente ribattezzato dai media Higualìn que Ronaldo, «come Ronaldo» – è raddoppiato. Ma il Gonza appare subito per quello che è: Indistruttibile. Jorge Valdano ne è abbagliato: «Ha corsa e un tiro formidabile». Le gambe hanno una fibra muscolare da centometrista, poderosa, forse sproporzionata rispetto all’esile torace (per questo soffrirà problemi a una spalla), ma tutti nello spogliatoio credono in lui. Ramos lo difende. Raul gli dispensa consigli. Van Nistelrooy, dopo un gol vittoria di Higuain al Bernabeu, compie un gesto da fuoriclasse: raccoglie la maglietta che l’argentino si era sfilata, e la mostra al pubblico come a dire sostenete questo ragazzo perché lo merita.
Arrivano altri gol: 9 nella stagione 2007-2008; poi 24, 29, 13 (l’anno dell’intervento alla spalla) 26 e, l’ultima stagione a Madrid, 18. Il conto recita: 121 gol in 164 partite. Di destro. Sinistro. Testa. Rovesciata. «Bisogna che faccia la prova del dna – commenterà il padre – perché a me mica riuscivano tutte quelle cose lì».
Il Gonza adesso è una star. I tifosi del Real lo amano. Non serve più google, sappiamo tutto. Non ha creste, non insulta i compagni, non esulta da divo, non ama la vita notturna, non è metrosexual. Adora la torta al formaggio della madre, il ping pong e la cumbia argentina, un folk dei quartieri poveri di Baires. In campo è un killer, ma poi dice: «vorrei essere ricordato un giorno come una brava persona».
Presta il volto per ogni campagna che inviti i ragazzi a studiare o a tenersi lontano dalla droga. Non è il tipo che bucherebbe l’appuntamento con un ministro, ma ha anche la leggerezza della sua età: ha comprato una chitarra senza mai imparare davvero a suonarla; una sera dimenticò il suo agente, Norberto Recassen, chiuso in macchina con l’antifurto e, a naso, non deve essere un drago sugli scogli. Il Napoli è riuscito lì dove per ben due volte ha fallito il Milan, che in realtà ci ha riprovato fino a pochi mesi fa, ma con meno forza economica. Così come la Juve. Ma per un argentino, Napoli, e questo Napoli, con Benitez, hanno rappresentato una tentazione forte. Rafa ha valutato anche il dettaglio temporale: questo è l’anno che precede i Mondiali. In quella che portò in Sudafrica, Higuain giocò la sua migliore stagione al Real, con 29 gol.

Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
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