Il confine che separa l’estasi dal tormento è una fibra (muscolare) sottilissima: e in quel bicipite impossibile da decodificare, c’è la verità assoluta sulla notte che verrà. Dentro o fuori, chi potrà mai dirlo? Ma il Velodrome è adrenalina allo stato puro e la Champions un richiamo irresistibile che trascina oltre ogni ostacolo e persino al di là della paura, che lenisce, guarisce, riabilita magicamente: e alle sette della sera, mentre il chiacchiericcio galleggia nel vuoto, al Pipita viene (di slancio) la voglia matta di andare ad allenarsi da solo, giocando d’anticipo sui compagni, sfidando persino Eolo che ci ha messo del suo e spazza via qualsiasi certezza. Esserci o non esserci: ma altro che Amleto, perché la “tragedia” – nel suo piccolo – è in quel sì o in quel no (che poi per il momento sarebbe un ni) che Higuain dovrà sussurrare alle cinco de la tarde, l’ora giusta nella quale s’arriverà alla verità, lasciando svolazzare via le deduzioni.Ho
PERCHE’ SI’ – Crederci è un dovere, però pure un piacere: è il desiderio smodato del Pipita che da venerdì non ha mai smesso di andare a tastare se stesso, la sua sagoma imperfetta, provando – sempre con corsa dritta, vero – e poi insistendo, andando a caricare su quella cicatrice che si porta appresso da Madrid e che ormai s’è spostata pure in un cervello che elabora, riflette, medita e poi suggerisce la sentenza da spifferare. Ma è Olympique Marsiglia-Napoli, è una sorta di passaporto per il futuro, un timbretto o un bollino o quel che vi pare: e nelle riflessioni prolungate, facendo a meno d’un cuscino d’ordinanza beniteziana, c’è soltanto la risposta sincera offerta dal proprio corpo. Gioca, non gioca? Il quiz che nasce spontaneo resta inevaso, però talvolta l’indizio sa di prova e quel «sto bene» bofonchiato in aeroporto, prima di imbarcarsi verso la cabina del Velodrome per scegliere la uno o la due o la tre (dunque gioca, non gioca e sta in panchina, non gioca e rimane in tribuna), è un’indicazione di minima o forse anche l’incoraggiamento verso se stesso, lo stimolo ad insistere, a prendere il destino a sediate e a rimettersi in discussione, magari rischiando – ma con cautela – oppure semplicemente analizzandosi dall’interno d’un match al quale è impossibile resistere.
PERCHE’… – Il resto è consegnato alla nuttata, da attraversare con il peso di un allenamento autentico (il quarto consecutivo, post-Olimpico), da far passare rigirandosi nel letto e provando a capire se c’è dolenzia, se c’è suggestione o se, peggio ancora, c’è un refolo di paura che naviga nell’inconscio e ci mette del suo: però rimane sempre quella lucida, amabile tentazione di rimuovere qualsiasi inibizione, di sedersi al blocco di partenza e di mostrare il proprio sorriso: «Sì, gioco». Però, in un lunedì atipico, è indiscutibile affidarsi alle chances e di conseguenza ad un giochino di percentuali che sono labili o anche modificabili: fifty-fifty nel momento in cui Marsiglia si presenta dinnanzi al Pipita; persino qualcosina in più rispetto a ciò ch’era emerso a Castelvolturno appena ventiquattrore ore prima, al termine di una domenica insolente; e forse, perché, probabilmente – addirittura – qualcosina in più di quando quel talento visibilmente (o apparentemente?) rinfrancato esce, saluta e se ne va per interrogar se stesso e per rivolgersi a chi forse qualcosa su: Amleto, un assist per Higuain…
Fonte: Corriere dello Sport.
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