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Higuain spaventa Benitez: trauma contusivo alla gamba sinistra per l’argentino. Oggi il test decisivo

Il fatto. E’ una normalissima partitina, è praticamente la quotidianità da consumare, è un allenamento persino blando, che richiede movimenti e contrasti, che serve per provar gli schemi e quindi il Napoli, quando il rumore sordo lascia precipitare Higuain nello sconforto: a caldo, è inevitabile che i pensieri si affollino, che nella testa si rifugi il calendario che verrà, prima l’Udinese e poi l’Inter, la finale di coppa Italia e a seguire il Mondiale; e mentre s’aggrovigliano le sensazioni, il salto in clinica aiuta a scongiurare il peggio. La tibia è lì, il perone pure e il sorriso ricompare: vabbé, l’Udinese è (seriamente) a rischio e bisognerà farsene una ragione.Il controesame. Il campo aiuterà a svelare il mistero in mattinata: c’è la rifinitura, poi la conferenza stampa, l’elenco dei convocati e la partenza; e per saperne di più, bisognerà semplicemente aspettare che si esprima Benitez, ascoltato Higuain ed il medico sociale.
Si parte soltanto con l’efficienza de «el pipita» garantita, altrimenti si rimodella il Napoli, costruendolo ad immagine e somiglianza d’un modulo ormai memorizzato e quindi adatto sia ad Hamsik che a Pandev che a Zapata, perché quelle due maglie (da prima punta e da centrale che gli sta alle spalle) se le giocherebbero uno slovacco, un macedone e un colombiano, seguendo modalità tattiche da definire ma assai semplici da intuire.

Che iella. Però il segnale è inequivocabile e le indicazioni sono sparse in otto mesi nei quali ne sono successe, e quante: c’è una cartellina che tracima di accidenti, ci sono episodi – tutti esclusivamente traumatici – che rappresentano la cartina di tornasole d’una stagione evidentemente caratterizzata dalla sfortuna, che evidentemente cieca non è.  Perché ricapitolando, nel riassunto delle puntate precedenti, si ritrovano accidenti a catena, che spesso si sono sovrapposti andando a colpire, ma guarda un po’, contemporaneamente lo stesso settore: il caso ha voluto che Maggio si fermasse a settembre, Zuniga il primo ottobre e il due novembre Mesto prendesse la strada della sala operatoria, tre esterni su quarto, con la necessità di rifugiarsi in Reveillere.

Il sacrificio. Chissà mai quanto e cosa sia costato questo tormento esistenziale che nell’ordine ha poi costretto a fare a meno di Reina (l’unico con danno muscolare, ma alla schiena) e di Rafael, di Hamsik per due mesi e di Behrami per un altro mesetto e di Maggio ancora, stavolta persino per uno pneumotorace: storie di calcio, verrebbe da dire, tra cui quella di Higuain che s’è accorto subito di dover rinunciare a qualche cosa: forse solo Udine, forse. E poi, di corsa verso l’Inter e alla Fiorentina: magìa, ricomparirà.

Fonte: Corriere dello Sport
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