La felicità è un attimo, il tempo per risistemare le idee e ritrovarsi scaraventati in quella bolgia: è qui la festa, in uno stadio perso tra i suoi eroi, in quella favola che sembra ispirata dagli dei, in quell’estasi che collega el Pipita a Diego, il mentore, e che rappresenta la scena madre: « E’ stata una partita fantastica e questa è una serata fantastica: abbiamo vinto una gara difficilissima, contro una grande avversaria, però meritavamo la finale. La meritava questo Napoli, la meritava questa gente».
La meritava l’eroe d’una epoca incancellabile, il Re indiscutibile che dall’alto s’è coccolato l’Higuain sontuoso, diciotto reti e mille altre intuizioni ancora, per ergersi a leader, per dare un senso a quella «lucida» follia da quaranta milioni di euro, per proiettarsi ancora nel ghota d’un calcio che pare tinteggiato d’azzurro: « Abbiamo fatto tutto bene, senza sbagliare praticamente nulla: abbiamo segnato quando serviva, abbiamo contenuto la Roma, l’abbiamo battuta nettamente e ciò è significativo, perché avevamo di fronte un’avversaria di spessore. Ma la finale è nostra».
CHE NUMERI – Si scrive Higuain e si rileggono diciotto volte, quasi tutte d’un fiato, le prodezze d’un attaccante nato per stupire, il bomber e non solo, il centravanti antico ed anche moderno, il riferimento assoluto d’una squadra «adottata» nella fasi passive, nell’apparente inutilità d’un istante improduttivo: el Pipita segna, ma fa anche altro, perché produce idee, trasmette sicurezze, assorbe intorno a sé e su di sé e dentro di sé lo stress riservato ai fuoriclasse, deputati a trasmettere certezze. « Non posso che essere entusiasta di questa notte, perché abbiamo raggiunto un traguardo che meritavamo: abbiamo lavorato tanto per ottenerlo e ci siamo riusciti. Io sono qua non solo per segnare ma anche per aiutare i miei compagni e la prestazione del Napoli contro la Roma è stata perfetta: sono io che ringrazio loro».
CHE SOGNI – Verranno altri giorni, ovviamente, però intanto l’appuntamento è per l’Olimpico di Roma, per quel Napoli-Fiorentina che vale la Coppa Italia, per una nuova serata d’onore alla quale converrà invitare Diego, l’ispiratore oscuro di una trama dolcissima, tenera, praticamente un cult di quest’era che Benitez ha avvitato intorno ad el Pipita, diciotto reti ed un’autorevolezza che contribuisce a governare i sentimenti, senza però pregiudicarsi alcun sogno per il futuro: « Per lo scudetto poi si vedrà. Ma intanto ci gustiamo questo successo che è un premio ai nostri sacrifici. E’ stato meraviglioso tutto, il clima, lo sviluppo della partita, la capacità di colpire nei momenti propizi e pure l’atteggiamento della difesa: non abbiamo sbagliato nulla. Ed ora pensiamo al campionato. Ma già così mi sembra tutto fantastico».
L’ANNO MERAVIGLIOSO – Diciotto volte Higuain, un percorso sublimato tra campionato, coppa Italia e Champions a suon di reti, tra veroniche e assist, tra intuizioni e caparbietà, tra una finta, un dribbling ed una rete sotto gli occhi di Diego Armando Maradona, l’idolo di chiunque, il suo e di Napoli, e guarda un po’ si son ritrovati al San Paolo: « Come si fa a non essere felici dopo una giornata come questa? Lo sono per me, per i miei compagni, per questa città e questo stadio fantastico». Dal Pibe al Pipita, come se si fosse fermato il tempo.
Fonte: Corriere dello Sport
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