NAPOLI – Questa volta l’avversario è un collega, un compagno di Seleccion, però appena una settimana fa lui, Gonzalo Higuain, dopo la doppietta di rigore rifilata al Torino, ha sbattuto in faccia al mondo la sua verità tinta d’azzurro senza diplomatici giri di parole: «Per puntare allo scudetto, dobbiamo dare continuità alle vittorie». Sincero. Come è giusto che sia con gli amici: Mariano Andujar, portiere del Catania e argentino come il Pipita, è avvertito.
CHIC – E allora, sotto a chi tocca. Di potenza o di fino: perché Higuain ha spiegato chiaramente di saper spaccare le porte ma anche carezzare il pallone come solo i campioni sono in grado di fare. Chi l’avrebbe mai detto. Cioè, chi l’avrebbe mai immaginato che il sostituto del cannibale Cavani, collezionista di scalpi di portieri e gol a grappoli, sarebbe stato un attaccante di razza capace anche di indossare i guanti dell’assistman raffinato. Puntero e a tratti anche falso nueve. A tratti, sia chiaro. Però di certo non sono casualità i due gioielli serviti in serie a Callejon con l’Om e con la Fiorentina. Da manuale dei manuali, quello di mercoledì; un esterno chic a dire che poco che ha raccontato in sintesi quante soluzioni offra il signor Pipita.
MINUTI E MINUTI – Bene, dunque, perché fermarsi? Il problemino muscolare che ha agitato qualche vigilia sembra ormai un ricordo lontano anni luce, eppure Rafa continua a dosarne l’impiego con la sagacia del gestore consumato: 22 minuti a Roma, 58 a Marsiglia, 67 con il Torino, 62 a Firenze. E ora? Insistere. Ancora: perché la condizione deve crescere, dopo la pausa improvvisa, e Gonzalo ha una voglia matta di incrementare anche il bottino. Cinque, finora, i gol in campionato (6 considerando anche la capocciata col Borussia in Champions): una media quasi Real, considerando che un anno fa, di questi a tempi, a Madrid era a quota 7. Senza infortunio.
LA NAZIONALE – Andujar, insomma, è avvisato: d’accordo l’amicizia e anche la militanza nazionale, però il campionato è un’altra cosa e la Roma e la Juve non si fermano mica. A proposito: bella notizia per entrambi, dal ct Sabella, che ha convocato sia l’attaccante del Napoli, sia il portiere del Catania – e a dirla tutta anche Fede Fernandez – per le due amichevoli che la Seleccion giocherà con l’Ecuador e con la Bosnia negli Stati Uniti il 15 e il 18 novembre.
FIESTA? IN CAMPO – A suo tempo. Ora c’è innanzitutto la partita del San Paolo e la carica dei quarantacinquemila, sempre più innamorati del Pipita cuore River: una festa, ogni volta per lui, mentre Gonzalo, in barba alla serie di voci da vicoli larghi e stretti che lo vorrebbero avvezzo alla fiesta, cioè alla vita allegra, continua a viaggiare con i piedi per terra e lo sguardo fisso sull’obiettivo. Altro che notti folli: allenamenti e casa, al massimo a cena con l’orologio sistematico tra le mani e la clessidra in testa. Professionista vero, non si scherza.
BOCA-RIVER TORINESE – Vabbè, funziona così ovunque quando i riflettori sono puntati sulla scena. E il Napoli, e dunque Higuain, sono sempre in prima linea: accadrà oggi, con il Catania degli argentini come lui, e poi anche mercoledì, quando al San Paolo, con l’OM, andrà in scena il quarto atto di una Champions bella ed esaltante, e per finire domenica prossima a Torino. La culla della grande sfida scudetto: Juve-Napoli. Che, per guardarla dalla prospettiva del Pipita, è anche un River-Boca all’italiana con Tevez. Sfida quadrupla: per il campionato, per la classifica dei cannonieri, per le scelte di mercato e per l’onore di un figlio del Monumental (Gonzalo) e di un altro della Bombonera (Carlitos). Non vedrà l’ora, il Pipita. Ma prima di tutto, il Catania: «Perché alle vittorie bisogna dare continuità». Parole sante.
Fonte: Corriere dello Sport
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