Il più grande spettacolo dopo il week end è in quella notte illuminata dalla stella e in quell’ora e mezza che non t’aspetti, dalle le ombre allungatesi dallo Juventus Stadium, al San Paolo e infine sino a Dortmund, el pipita che luccica è un uomo ma anche star. «Io sono felice» . Il signore vede doppio e stavolta, nell’Olimpico che gli piace un sacco, su un palcoscenico «battezzato» in Italia-Argentina, l’uno-due che sgretola la Lazio e (ri)esalta il Napoli contiene in sé il dizionario dell’attaccante perfetto ma anche moderno, un concentrato di perfidia, di capacità tecnica, persino di prepotenza fisica che serve per togliersi di dosso quell’onda anomala di dubbi e le perplessità d’un mese orribile. «Ma io alle critiche non faccio caso, ci stanno, fanno parte del gioco. E dunque mi godo questa serata» .
E TRE – Quelle quaranta milioni di sfumature azzurre che avvolgono Napoli e la fanno festeggiare, incurante di ciò ch’è stato, di quelle tre «mazzate» superate di slancio, rappresentano la sintesi di ciò che sa essere un fuoriclasse, della sua statura da leader, della capacità di caricarsi – persino umilmente – le difficoltà d’una squadra sulle proprie spalle e di trascinarla al di là delle secche. «Io sono stato sempre tranquillo, ho avvertito la fiducia del mister, quella dei compagni, soprattutto quella dei tifosi: sapevamo che ne saremmo venuti fuori» . Ma l’Higuain da restare con gli occhi spalancati è un fenomeno (quasi) paranormale che sa fare anche tutto da solo: la gioca, fa da sponde, indietreggia e sfugge all’avversario, apre il varcvo, poi si butta dentro e zac, resiste a Ciani o magari coglie la leggerezza di Cana, esalta il lancio di Inler e poi l’intuizione di Pandev, fa il giocoliere e tocca quota dieci. «Volevo tornare al gol ed eccomi qua» .
ANCORA LUI – Una al Torino (ma con entrambe le esecuzioni dal dischetto), una anche all’Olympique Marsiglia e fuori casa, lontano dal san Paolo, serviva la testimonianza d’un cinismo senza frontiere, l’ulteriore dimostrazione (ove mai ve ne fosse bisogno) d’una superiorità non solo tecnica ma anche caratteriale, offerta stavolta a più riprese, persino nelle fasi di stanca d’una partita complicata, mai morbida, prima dell’avvento d’un mattatore ormai incontrastato «Era una partita importantissima e lo sapevamo: eravamo reduci da un momentaccio e ci servivano questi tre punti per restare aggrappati alle grandi, al vertice della classifica. Ce l’abbiamo fatta e non posso che ritenermi soddisfatto per i tre punti e per le mie due reti. Io ragiono in termini di collettivo: è vero che un attaccante vuole segnare, ma noi interessava la vittoria. L’abbiamo ottenuta e guardiamo con ottimismo al futuro» .
L’ORIZZONTE – Si scrive (dieci volte: sette in campionato e tre in Champions) Higuain e in quei gesti talvolta sublimi (mica solo la doppietta, ma la ferocia che avvia l’azione del 2-1, il cross per cercare Maggi, e la caparbietà nel forcing) si ritrova el pipita d’oro, mister quaranta milioni di euro, praticamente l’espressione maestosa d’un attaccante che sa essere il punto di riferimento per guarda lontano, all’Arsenal ed a quel che sarà. «Ci manca ancora tanto alla fine del campionato e stiamo facendo ottime cose: è chiaro, dobbiamo migliorare, perché il modulo è nuovo, come l’intero progetto, come il tecnico e come tanti di noi che siamo arrivati da poco. Ma stavolta possiamo essere contenti» . Pure gli uomini dei sogni s’emozionano…
Fonte: Corriere dello Sport.
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