Dunque: dove siamo arrivati? Quindici reti, nove assist e l’autorete procurata alla Roma (in coppa Italia). Quaranta sfumature del pipita (e di milioni) che danzano nell’aria: di destro, di sinistro, di testa, dal dischetto o da lontano, con il tap-in o di «rapina», di giustezza e di destrezza, il manuale del bomber moderno (e anche un po’ antico) è in quella varietà di soluzioni che spinge allo stupore collettivo, in quella dimensione da fuoriclasse capace di far reparto da solo, di giocare per sé e però innanzitutto per il Napoli.
Si scrive Higuain e si rivede il manuale classico del centravanti del Terzo Millennio, la sintesi perfetta nella quale convivono il cinismo del bomber d’aria di rigore e l’altruismo dell’uomo-squadra che, soprattutto nella tormenta, mostra con fierezza il petto e va a sfidare pure il nulla. E’ Higuain-mania, perché forse è una questione di Dna, perché magari con gli argentini scatta subito l’empatia, perché forse i nipotini di Maradona si lasciano accarezzare istintivamente, attraggono per affinità elettive o semplicemente perché esprimono il calcio in senso compiuto.
SEGRETI – Si (ri)vede Higuain e si scopre – sistematicamente – qualcosa d’inedito, magari persino una leggera indulgenza verso se stesso nel cercare il colpo ad effetto (il tacco, poggiando la suola sul pallone per l’accorrente Hamsik all’Olimpico, mercoledì): e però poi bisogna aggiungerci quella disponibilità a sacrificarsi in fase di non possesso, la cieca determinazione nell’andare a portare il pressing per primo, quel pieno di umiltà che gli serve per assecondare il sistema di gioco ed ignorare il proprio talento, eventualmente da preservare. Higuain è il calcio in tutta la sua intierezza, la fierezza del goleador al quale basta dare un pallone persino sporco per trasformarlo in una gemma o anche il concepimento del sacrificio nell’andare a rovistare tra gli errori altrui, da scatenare attraverso un pizzico di lucida interpretazione dello spartito ed infastidendo l’avversario. Higuain è già il simbolo di una nuova era, il post-Cavani, leggiadra ed indimenticabile, sontuosamente rappresentata attraverso centoquattro reti (e non solo quelle): è la scappatoia dalla nostalgia e comunque una scorciatoia per la gloria. Il genio lucido della bellezza…
Fonte: Corriere dello Sport
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