«Prima convalida un gol in fuorigioco e poi mi fischia fallo quando era rigore…ahahahahah!». Il Pipita allega un’immagine al suo tweet ed è chiaro che il suo pensiero e la sua ironia sono quelle di tutta squadra.
Gonzalo si accorge di quanto sia amaro perdere in questa maniera. Fino allo scorso anno giocava nel Real Madrid e simili «abbagli», magari capitavano sempre a suo favore. Questa volta che è arrivato dall’altra parte della luna, si accorge quanto sia amaro il calice dell’errore arbitrale. Ventuno centimentri di rabbia, ventuno centimetri che haNno stravolto la filosofia della partita.
Gonzalo non ha dubbi che sia stato proprio questo episodio la chiave del match. Non puoi regalare un gol alla Juventus in casa sua. Per capire che c’era fuorigioco ha avuto bisogno di un fermo immagine. Ma per capire che su di lui c’era rigore non ha avuto bisogno di replay: ha capito subito che la morsa di Ogbonna era letale e irregolare. Che, dunque, era un rigore. E non un fallo in attacco. Roba da matti.
Ma forse proprio ieri sera il Pipita ha capito di non essere più al Real Madrid. Ma il Napoli nonostante tutti i torti e le sacrosante lamentele non è stato all’altezza. Non lo è stato neppure allo Juventus Stadium. La regole doveva essere: correte più forte che potete, è la Juventus. Aggrediteli, schiantateli sul ritmo, sono i rivali di sempre. Zampillategli intorno, soffocateli, stritolateli, e vedrete che anche la grande Juventus cadrà in casa sua. Ma il Napoli non c’è. Rocchi a parte, errori messi in un angolo, è sembrata una squadra che si flette sotto il peso delle proprie fatiche, delle tre vittorie consecutive che si interrompono qui a Torino, di una difesa che continua a essere tremebonda.
«È la partita più importante della stagione, c’è la Juve e tutti sappiamo l’importanza che ha per la gente del Napoli». Già, a Gonzalo Higuain sono bastati pochi mesi a Napoli per capire che peso ha nel cuore della gente partenopea la sfida con i bianconeri. Lui, in fondo, il Pipita, è stato uno dei pochi a salvarsi: ha lottato fin dal primo minuto, barcamenandosi tra le insidie di una difesa blindata ed esperta come quella bianconera.
È stato lui a rompere la morsa, a far capire al timido Hamisk – che continua a fare il fantasma in nottate in cui c’è da scrivere la storia – che questa Juventus è alla portata: controlla la palla schiena alla porta, si gira di schianto e la piazza a due passi dalla porta difesa da Buffon. Gli eroi di Marsiglia sono svaniti nel nulla.
Non parla nessuno nel dopo partita. Eppure di tempo ce ne sarebbe perché l’aereo che deve riportarli a Napoli è in forte ritardo. Eppure nessuno lo fa. Quando la luce si spegne, succede così. Povero Napoli, la carrozza torna a essere zucca nella serata in cui doveva invece luccicare: non c’è impeto, non c’è organizzazione, l’intensità è a tratti.
Cadere qui non è una vergogna, anzi può accadere: ma non così. C’è modo e modo. Ma sprofondare così. È il ritmo che fa la differenza, ora e sempre. Che delusione.
Fonte: Il Mattino
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