Gonzalo Higuain ha rilasciato un’intervista al quotidiano spagnolo El Pais. Nel suo articolo, il collega spagnolo apre sottolienando la diffidenta dell’attaccante argentino nei confronti della stampa dopo che la Gazzetta dello Sport pubblicò, poche settimane dopo il suo arrivo, delle sue foto dopo uan sfortunata gita a Capri. Il giornalista, ovviamente, si riferisce all’arcinoto episodio che vide come protagonista il Pipita la scorsa estate in quel famoso tuffo che gli procurò dieci punti di sutura.
Batistuta e Crespo sono i tuoi predecessori come grandi “nueve” della Nazionale argentina. Avete dei punti in comune?
Sono due grandi giocatori, avere due riferimenti del genere mi può solo aiutare tanto.
Batistuta è stato l’ultimo grande colpitore di testa del calcio argentino. Le tue caratteristiche sono poco inclini a questo gesto tecnico?
Non sono famoso per i miei colpi di testa. Ma si può migliorare…
Riuscire a smarcarti è invece un tuo grande punto di forza
Sono un calciatore a cui piace molto giocare nello spazio e questo si impara col tempo. Tanti anni all’estero mi hanno fatto migliorare, anche se ho ancora tanto lavoro davanti a me. Adoro giocare anche spalle alla porta, è fondamentale per dare fiato alla tua squadra.
Batistuta confessò che non amava particolarmente il calcio, nonostante fosse la sua professione. A te invece questo sport piace?
Sì, lo seguo, anche se provo a staccare un po’ nei momenti liberi, cerco di divertirmi come fa qualsiasi giovane.
Qual è il tuo primo ricordo di un Mondiale?
Nel ’98 tutti credevano che l’Argentina sarebbe potuta arrivare lontano, però non fu così.
Dal 1978 al 2010 tutte le Nazionali Campioni del Mondo avevano giocatori militanti in Italia. La Nazionale spagnola fu la prima ad interrompere questa tradizione. Giocare in Serie A può aiutare nella preparazione di un Mondiale?
E’ un campionato diverso, sono sempre stato abituato a giocare contro quattro difensori ed in Italia me ne trovo davanti cinque. Questo limita gli spazi ma serve per migliorarsi.
Nel Napoli hai un ruolo più creativo, non solo segni tanto, ma ti abbassi spesso ad aiutare il gioco dei centrocampisti…
Mi piace mantenere il contatto col pallone, la mia posizione spesso non me lo consente ma preferisco costruire il gioco con i miei compagni. In Nazionale farò qualcosa di simile.
Qual è stato il cambio più complesso che hai dovuto vivere negli ultimi 10 anni, dal River al Napoli?
Quando arrivai in Spagna ero molto giovane, fu un cambio rischioso e sono cresciuto tanto. Ora sono in un campionato più competitivo dal punto di vista tattico, i difensori in Italia sono più forti e questo ti fa migliorare.
Hai sempre detto di aver imparato tanto da Raul…
Raul mi ha sempre trattato bene, credo che rivide in me i suoi inizi: lui iniziò a 17 anni, io a 18. Non mi aspettavo che un calciatore storico del Real mi avesse aperto le porte in quel modo.
Messi è molto esigente con i suoi compagni d’attacco, cosa vi chiede?
Mi trovo a mio agio quando gioco con lui. E’ esigente perché vuole vincere.
Ci può essere un paragone tra Messi e Maradona?
Sono epoche distinte, la cosa certa è che chi ha visto giocare Messi e Maradona lo ricorderà per tutta la vita. Giocare con Leo è un privilegio.
Com’è vivere a Napoli per un giocatore argentino?
E’ una città molto simile al mio paese, l’amore per Maradona ha reso più semplice l’adattamento. Vogliamo migliorare nella prossima stagione.
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