Poi si andranno a contar le stelle: comunque vada. Ma prima, ignorando il futuro, non ci saranno calcoli, né riflessioni: avanti tutta, con giudizio, perché nulla è impossibile, men che meno lasciarsi andare a credere in se stesso. Si può fare, lo dice l’aritmetica, e qualcosa si farà: un po’ l’Arsenal, un po’ l’Inter, un po’ la Champions e un po’ lo scudetto; di tutto un po’, in quell’orizzonte fasciato d’azzurro (e di verdebiancoerosso), c’è la scia dell’ottimismo (e della volontà) diffusa in stereofonia da Higuain, Maggio e Dzemaili che si lanciano laddove sembra complicato atterrare. L’Arsenal è alle porte e sull’uscio d’una Napoli colpita da improvviso malessere c’è un «tridente» che punta dritto alla gola dei gunners: «Perché dovranno avvertire la paura di essere eliminati». L’ora e mezza della verità, questa sì unica e definitiva, va azzannata “sin prisa” e “sin pausa” ma con la «testa fredda e il cuore caldo» suggeriti da Higuain a quel macrouniverso da sei milioni di tifosi sparsi nel mondo che vuol regalarsi un sogno. La Juventus è dopo, è in quel contenitore semestrale del campionato, che proporrà immediatamente l’Inter e ricondurrà un po’ nel passato, mica così distante dal presente di Maggio e di Dzemaili, dal loro desiderio di lasciarsi alle spalle il pari con l’Udinese e quel velo di malinconia che copre Napoli: «Un punto in meno dell’anno scorso e siamo in corsa su tutti i fronti. Ci crediamo». Per andar a contarsi tra le stelle…
HIGUAIN
Come on: «Testa fredda e cuore caldo». E allora, avanti così, lasciandosi guidare da chi cento ne fa e altrettante ne pensa: perché ora, proprio che il gioco sè fatto duro, Higuain s’è (ri)messo a tratteggiare il suo futuro: «Io qui sto bene, sono felice, la città mi riporta tanto in Argentina, sento l’affetto della gente e quando sono venuto sapevo che sarebbe stato un progetto nel quale serviva tempo: Se le responsabilità mi pesano? Ma no, so come va il calcio, un giorno t’esaltano e poi ti bastonano. Però calma: si può fare: tutto si può fare, battere l’Arsenal, rimettersi in corsa per lo scudetto. Però: testa fredda, cuore caldo».
DIECI GOL – Benvenuti nel fantastico mondo del Pipita, dieci reti (finora, complessive) e un orizzonte ancor tutto da decifrare: è dura, difficile, quasi (im)possibile, ma in quel San Paolo che brucia, c’è un uomo che se ne tranquillamente solo al comando d’una controffensiva che avrà bisogno (forse) di tre gol o che magari allungherà le orecchie sino al «Velodrome» per sapere come sta andando: «Sarà importante mostrare immediatamente ai nostri tifosi che vogliamo vincerla sin dal primo minuto; e i nostri avversari dovranno avvertire la paura di essere eliminati. L’umore non è altissimo dopo il pareggio con l’Udinese, ma il campionato finisce a maggio. E comunque, fino a qualche settimana fa, il mondo intero parlava in maniera entusiastica di questo Napoli e adesso, dopo due partite un po’ così, già sembra non vada bene niente. Dunque, vincere e qualificarsi servirebbe per placare gli animi: è il nostro obiettivo, niente calcoli».
L’Arsenal, l’Inter e poi anche la Juventus, la Roma: vedi Napoli e poi Higuita e t’accorgi che in quella palla può esserci (ri)scritto il destino attualmente amaro. «Perché basta poco per cambiare l’indirizzo d’una annata: c’è andata male con l’Udinese ma siamo in corsa per la qualificazione in Champions e siamo convinti di poter dire la nostra nel discorso-scudetto. Ora giochiamocela con l’Arsenal, aspettiamo anche di conoscere il risultato di Marsiglia, poi si vedrà». Come on: testa (fredda) e cuore (caldo).
MAGGIO
Ops, svoltare a destra: e la freccia azzurra s’è lanciata nello spazio, su quell’idea tutt’altro che vada che si possa fare. Napoli-Arsenal giocata da Maggio, l’esterno (basso) che va all’interno, il cursore che non si sposta d’un centimetro e ci prova, ci crede, ci spera. «E’ difficile ma è importante: è la partita. La giochiamo in casa nostra, dunque è un bel vantaggio da sfruttare. Inseguiamo la vittoria, senza spingerci oltre: cominciamo a prendere i tre punti, magari aspettiamo di sapere come va altrove, però senza fossilizzarci sul Velodrome. Poi si procede pensando a noi stessi».
DUECENTO GARE – La miglior difesa dunque è l’attacco, partendo sparati, modello Maggio, il fluidificante che travolge e che punta dritto verso Brasile 2014, l’ultima tappa d’una stagione però incentrata attorono a quel Napoli nel quale è un veterano. «Ormai ho toccato pure le duecento partite e conosco la città, i suoi umori. Nessuno nasconde quale fosse il nostro obiettivo a luglio: volevamo lo scudetto. Ma lo vogliamo ancora. Siamo lontani ma siamo anche coscienti della nostra forza e sappiamo di poter migliorare. Rispetto all’anno passato abbiamo appena un punto in meno, non c’è da allarmarsi, né tantomeno da pensare che si sta dando vita a una annata fallimentare. Perché ricordo che nel girone di ritorno dovranno venire quasi tutte le grandi al San Paolo».
Però adesso è il momento della Champions e di un appuntamento da non perdere, pardon da vincere: un’ora e mezza da lasciare senza fiato, avvolgente e trascinante. «Il nuovo modulo non risulta complicato a nessuno, me compreso: siamo gli stessi che inizialmente hanno stupito, solo che adesso c’è girato storto qualcosa. E’ un momento in cui gli episodi ci condannano, ma stiamo lavorando, abbiamo il desiderio di regalare felicità alla nostra gente. E domani sera, contro l’Arsenal, servirebbe semplicemente un pizzico di fortuna: c’è mancata soprattutto quella in alcune partite. Però noi ce la giochiamo e ci crediamo». Freccia a destra…
DZEMAILI
Meglio non pensarci più: tanto è andata. Però, che rabbia: e lo dice l’espressione truce di Blerim Dzemaili, che quando Napoli-Udinese stava per finire, aveva assaporato il nettare della vittoria. Tap in, a modo suo, dopo che Higuain aveva provveduto a demolire le resistenze della difesa friulana: risposta di Brkic, deviazione, incursione del centrocampista con il vizietto del gol e poi il tormento d’un 3-3 che ancora resiste ma va scacciato via, perché intanto è già vigilia e c’è l’Arsenal: «Non sarà assolutamente facile, perché affrontiamo la squadra più in forma del mondo: giocano bene, segnano facile, saranno ospiti nostro, nel San Paolo, e noi vogliamo vincere. Siamo capitati in un girone infernale, ma stiamo facendo benissimo: siamo in corsa quando mancano solo novanta minuti, abbiamo vinto tre partite, abbiamo fatto cose egregie. Possiamo riuscirci, ma servirà tanta attenzione e anche comprensione».
IDEE CHIARE – Messaggio decodificato al San Paolo, a quella folla straripante che sarà al fianco, alle spalle, a soffiare per spingere il Napoli: poche ma sentite parole, d’un uomo che non cerca scappatoie dialettiche e va al cuore della questione: «Io sono in questa città da tre anni e so quale sia l’affetto, ma so anche che a volte un passaggio a vuoto deprime: dobbiamo invece avere la forza di reagire, tutti. Non vogliamo nasconderci, non l’abbiamo mai fatta: il nostro obiettivo è lo scudetto e questi risultati non hanno modificato le nostre ambizioni. Abbiamo sbagliato una sola partita, quella con il Parma; sabato sera, con l’Udinese, ci hanno raggiunto su angolo. Forse c’è stato un calo di concentrazione, ma non è una questione di modulo. Però adesso battiamo l’Arsenal».
Novanta minuti, la verità è racchiusa in quel san Paolo da usare come bunker: un dentro o fuori che si gioca in casa e che dà energia. «Dimostreremo chi siamo, il nostro valore. Questo Napoli ha carattere: appena due mesi fa venivamo ricoperti di elogi. Non può essere già tutto finito». Non può finire così presto: «Certo che no. Abbiamo fiducia».
Fonte: Corriere dello Sport.
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