Quanti sono trecentonove minuti? L’eternità in quel vuoto che ormai rappresenta il nulla, l’azzeramento più assoluto della malinconia e l’estasi di chi è uscito da un tunnel: trecentonove minuti, tre partite intere e due spezzoni, ventisei giorni consumati nel digiuno e (persino) nell’inganno di se stesso, in quelle contorsioni con la propria natura improvvisamente violentata da un’astinenza inconsueta. Si scrive Higuain e ora si può leggere completamente, compiutamente, cosa s’intenda con el pipita: perché i gol vabbé hanno un’anima, ma dall’Olimpico abbagliato Comprese le 3 reti in Champions è già in doppia cifra (10) Superato un digiuno inconsueto per luiper una nottata
da «fenomeno» le istantanee mostrano un talento esagerato, esasperante, la padronanza non soltanto nei colpi ma pure nei movimenti, la statura (internazionale) d’un leader che sa essere «falso nueve» o anche centravanti autentico, da area di rigore, nei sedici metri o a campo largo, perfido, diabolico, trascinante, caratterizzante. «Il campionato è lungo….» .
IO VI AVVISO – Il passato è un velo strapazzato con prepotenza, con l’ira accecante di chi vuol prendersi il palcoscenico e dominarlo da sé: e in quel «solista» che fa, dopo aver disfatto per poco meno d’un mese, c’è l’enormità d’un attaccante che tra Real Madrid e Nazionale argentina (ma anche River Plate) ha già conquistato l’universo a suon di gol, centocinquanta per la precisione, e che a Napoli s’è già proiettato in doppia cifra, facendone dieci (sette in campionato, tre in Champions), tre doppiette e una media di 0,80 reti a match. «Ci sono momenti in cui tutto viene più difficile, io non mi sono mai preoccupato: perché ho sempre sentito la fiducia di tutti. Ci divertiremo, vedrete. E il campionato è lungo» . Ventiquattro partite ancora: l’orizzonte è una striscia verdebiancorossa, un sogno da accarezzare con cautela, un desiderio (in)confessabile di sei milioni di tifosi sparsi nel mondo che ora rotolano con la fantasia in quel contropiede chirurgico tra Ciani e Cana, presi a spallate e d’infilata per scacciare via un incubo.
VI TWITTO IO – Ma è andata e la versione moderna dell’Higuain che esce trionfante dall’Olimpico, l’uomo solo al comando d’una ribellione alle gerarchie del campionato, è un pieno d’euforia incontrollabile riversata attraverso centoquaranta caratteri, un cinguettio lieve per non dimenticare Napoli che gli è stata al fianco, che l’ha sostenuto e atteso, che s’è incupita nei trecentonove minuti consumati a macerarsi nel sospetto o nella paura che quei muscoli fossero di seta: «Sono ancora felice e voglio ringraziare tutti quanti voi per l’affetto mostratomi» . I quaranta milioni di buoni motivi per lasciarsi andare (ri)splendono tra i bagliori d’una notte specialissima, attraversata con la fierezza, l’orgoglio e la capacità di dominare non soltanto l’amarezza propria ma anche lo stress collettivo, figlio d’un mese orribile, tre sconfitte raggelanti e poi trecentonove minuti (oppure ventisei giorni, fate un po’ voi) senza un lampo d’Higuain, ritrovatosi sull’orlo d’una crisi di nervi altrui. Uno, due, dieci pipita: e Napoli si riscopre a prova di bomber.
Fonte: Corriere dello Sport
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