Se anche i big s’inceppano, si fa tutto più difficile. Due i casi più evidenti: quello di Gonzalo Higuain e l’altro di Marek Hamsik. La crisi che sta investendo entrambi esula da moduli di gioco e amenità varie. Annaspano vistosamente. Appaiono nervosi. Irriconoscibili. Non sono andati ancora a bersaglio in campionato. A malapena l’argentino in Europa League e nelle qualificazioni Champions. Idem, lo slovacco. Chiaro segnale di un momento no. Sicuramente fisico, ma anche di rifornimenti adeguati, per quanto riguarda Higuain. Crisi d’identità, invece, per Marek Hamsik, incapace di prendere qualsiasi iniziativa dalla trequarti in su e spesso avulso dal gioco. E loro due, si sa, quanto rappresentino nello scacchiere di Benitez.
E se i big stanno a guardare, i problemi aumentano, l’equazione è inconfutabile. Da Higuain e Hamsik, il Napoli si aspettava tanto di più. E se per il Pipita c’è l’attenuante di essere arrivato fino in fondo al Mondiale e di essere sceso quasi sempre in campo, già dalle qualificazioni Champions, per Hamsik rimane il mistero. Il capitano non riesce a ritrovarsi, fatica a dialogare con i compagni, s’aggrappa all’alibi del modulo di Benitez, un alibi di comodo dal momento che spesso sbaglia anche il più semplice degli appoggi. Ora più che mai, il Napoli chiede a loro due di battere un colpo, magari già con il Verona. Impossibile sperare di invertire rotta senza gli acuti del Pipita e gli inserimenti brillanti di Hamsik. La squadra ha bisogno dei loro guizzi per superare il momento critico. E se non iniziano prima loro a dare segnali di ripresa, diventa impensabile ipotizzare un’immediata ripresa.
IL PIPITA. Higuain appare fin troppo nervoso in campo. E il nervosismo non aiuta a ritrovare la via del gol, tantomeno a mettersi al servizio della squadra, come fatto in altri periodi di digiuno. Ma perché è poco sereno, il bomber argentino, capace di segnare ben ventiquattro reti complessive nella scorsa stagione? I motivi sono più di uno. Partono dalla delusione del Mondiale, proseguono con l’eliminazione del Napoli dalla Champions League, si protraggono con le mortificazioni subite con il Chievo (rigore scupato), l’Udinese, la stessa Inter. Un problema mentale, quindi. Ma anche fisico. Non avendo potuto svolgere una preparazione adeguata (impiegato subito con l’Athletic Bilbao), e avendo dovuto giocare sempre (non ultima, la tournée con l’Argentina in Estremo Oriente), il Pipita non ha mai potuto acquistare l’esplosività che si conviene ad una prima punta. Le attenuanti non mancano, dunque, ma ora è arrivato il momento di ripartire.
HAMSIK. Neanche la fascia di capitano l’ha aiutato. Qualche acuto nella nazionale slovacca e nulla più. Da lui, archiviato l’infortunio, Benitez s’aspettava molto di più. Ciò non toglie che se lo aspetta ancora. L’allenatore non perde occasione per ribadirgli fiducia. Un falso problema, il modulo. Hamsik è libero di svariare sul fronte offensivo come vuole. Ma non riesce più a leggere le giocate, a staccarsi dalle marcature, persino a sovrapporsi con Insigne, movimenti che faceva anche prima di Benitez. Il problema dello slovacco è esclusivamente mentale, sta vivendo una sorta di involuzione tecnica peraltro acuita da mancanza di entusiasmo. E soltanto un gol potrebbe aiutarlo a ritrovare l’autostima necessaria. Hamsik non va a bersaglio al San Paolo dal 2 novembre dello scorso anno, vittoria sul Catania. I tempi sono maturi per il bis.
Fonte: Corriere dello sport
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