CONGELATO. Ma l’Europa è anche per Hamsik il balsamo per tirarsi fuori dal grigiore, dalla malinconia di quell’Italia che gli sta divorando l’anima: non segna, diamine, lui ch’era stato il capocannoniere (il capocannoniere, ricordate) del Napoli per un triennio, quello antecedente all’arrivo di Cavani. Andava sempre in doppia cifra, s’industriava, ne combinava di cotte e di crude, non conosceva ostacoli, abbatteva il Milan e la Juventus (pure in casa sua), insomma: un prodigio della natura. Poi è piombato nella oscurità e nessuno ha ben capito cosa gli sia successo, neanche lui: perché non può essere colpa del modulo, se l’allenatore ti dice «fa quel che vuoi, cercati loa posizione giusta». Lui un po’ l’ha trovata: a Bilbao, in quel «maledetto» san Mamés, scovò un tiraccio che finì nell’angolo e lì rimase; poi a Bratislava, casa sua, non solo un gol ma pure l’assist per Higuain e un ottimismo ed una fiducia che poi sono scomparsi ancora, perché al «Meazza», s’è riproposto nella sua versione meno allegra ed anche così poco autentica. Ma stavolta si rigioca in Europa League, può danzare nell’incertezza come el pipita, o la panchina o un ruolo che gli restituisca un pizzico di buon umore, però almeno l’aria è quella giusta e può darsi che aiuti a sporgersi un po’ da Marekiaro per vedere l’effetto che fa.
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