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Higuain difende il suo gol: “Non credo ci fosse fallo, adesso avanti così, vinciamo in Europa”

Come la vipera del Gabon. Micidiale. Un morso solo: letale. Gonzalo Higuain, sempre lui. «Era fallo? Non credo: io correvo e pensavo solo a prendere il pallone, l’altro (Glick, ndr) faceva la stessa cosa e nemmeno mi sono accorto del contatto». Neppure sotto tortura ammetterebe che l’azione forse era viziata da una sua furbizia. Un colpo di genio alla Maradona, quasi come la mano di Dios, con tutto il rispetto per il paragone che sa quasi di blasfemo. «È stata un’azione veloce, io volevo fare gol, lui non voleva farmelo fare. Non credo che fosse fallo. Io almeno non l’avrei fischiato». Difficile capire dov’è la verità. Difficile da capire se Gonzalo è convinto oppure no di quello che dice. Poco importa: è al settimo cielo, il Pipita. Complessivamente sale a quota 22 gol nella sua sbalorditiva prima stagione in azzurro.
«La Roma è sempre lì, noi dovevamo vincere e lo abbiamo fatto, magari soffrendo un po’ ma è normale quando si giocano tutte queste partite una a ridosso dell’altra». Non capisce le polemiche dei granata, ma condivide la loro amarezza: «Non è facile mandare giù una sconfitta del genere, forse anche io sarei arrabbiato. Loro hanno avuto delle grandissime occasioni ma non è colpa mia se le hanno sbagliate. Hanno buttato via tante palle gol ma noi siamo stati bravi a non mollare, a non subire gol: non sempre ci capita». È lui «el hombre del partido», normale che lo sia. Firma la rete dei tre punti, all’ultimo minuto. Quasi l’omicidio perfetto. Solo che, nella circostanza, l’assassino ha un nome e un cognome. «Non credo che con la testa eravamo già al Porto, l’Europa League è alla nostra portata ma nessuno di noi già pensava alla partita di giovedì, ci mancherebbe. Il nostro obiettivo è arrivare più in alto possibile in campionato e possiamo arrivare al secondo posto solo se vinciamo queste partite». Sembra felice, il Pipita. Eppure fino al momento del gol il vice bomber della serie A, l’argentino che è salito a 14 gol ed è a un solo passo dalla vetta, su cui è seduto – non più tanto comodamente – il connazionale Tevez, non aveva brillato. Poche occasioni, anzi quasi nessuna. Una figuraccia su un calcio di punizione dal limite che ha onorato scivolando prima di calciare. Insomma, proprio qui dove Cavani un anno fa di questi tempi aveva firmato una doppietta da sogno, Gonzalo non stava facendo proprio un figurone. «L’unica cosa che era importante per noi erano i tre punti. Non possiamo pensare al gioco, ci spiace per le critiche, ma in questa fase della stagione dobbiamo solo pensare a non fermarci mai». Sembrava sonnecchiare nella notte di Torino: sarà stato il clima sorprendentemente primaverile, la vipera del Gabon sembrava più che altro in letargo. «Ora dobbiamo continuare così. Arriva il Porto e dobbiamo batterlo. Sono ottimista, sono convinto che giovedì passeremo il turno: siamo una squadra completa, che ha cuore, carattere e che non molla mai». Una inversione di tendenza senza dubbio rispetto al passato. Sarà stato un colpo di fortuna (embé, che c’è di male), ma almeno questa volta il Napoli ritorna a casa con tre punti in tasca e con tanti rimpianti. Sì, ma questa volta per gli avversari. Ogni tanto la ruota gira. Per l’appunto: che male c’è?

Fonte: Il Mattino.

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