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Higuaìn, dal minuto 86 gli attimi di ansia: ma è solo una botta

Milano. Attorno a Gonzalo Higuain c’è un rumore di cristallo che si sbriciola. Dentro Gonzalo Higuain, qualcosa fa crac. La diagnosi, però, è confortante. Anche se non del tutto: «Forte trauma contusivo alla caviglia destra da valutare nei prossimi giorni», il primo bollettino ufficiale del club azzurro. Nessuna necessità di ricovero in ospedale e rientro a Napoli con il resto della squadra. Oggi la risonanza ma nel Napoli regna l’ottimismo. Ma anche la cautela. Alla finale di Coppa Italia mancano solo sei giorni e l’appuntamento può essere troppo vicino per poter recuperare in tempo utile da un simile infortunio.

Molto dipenderà da questa mattina, da come si «risveglierà» la caviglia del Pipita. Un contrasto come tanti, come migliaia di altri. Praticamente la sua specialità. Quante volte, in dieci anni di carriera, il Pipita ha affondato il contrasto in quel suo modo generoso, distendendo la gamba e il corpo verso il pallone e l’avversario che con la gamba va lì per calciare? Migliaia, appunto.

Al 41′ del secondo tempo della gara di San Siro, l’argentino è costretto a rispolverare il suo gesto preferito: Andreolli è l’avversario che lo affronta, Gonzalo sente il fiuto dell’anticipo, prova a beffare il difensore di Mazzarri. La botta è terribile, al limite dell’area nerazzurra. Tante volte non succede nulla, ma stavolta le cose finiscono in maniera diversa. Il corpo del bomber napoletano crolla sull’erba dopo aver colpito il pallone ma si pianta sul terreno e si torce. Un’imprecazione di dolore, Higuain rimane a terra. Le mani tra i capelli, l’attaccante che ha segnato più di tutti nel Napoli chiama aiuto e comincia a disperarsi in maniera plateale. La caviglia fa malissimo. Benitez chiama Rizzoli, chiede l’intervento del medico e pensa a quanto possa essere grave l’infortunio del suo fenomeno argentino, pensa alla finale di sabato con la Fiorentina di sabato sera all’Olimpico. Che potrebbe sfumare all’ improvviso.

Medici e massaggiatori portano fuori in barella il numero 9 del Napoli, lo adagiano a bordo campo, lui ha ancora le mani sugli occhi. Un cenno alla panchina da parte di Alfonso De Nicola: cambio, Gonzalo deve uscire. Entra Pandev ma gli occhi di tutti sono sulla barella che porta via il bomber del Napoli. Anche Aurelio De Laurentiis si precipita negli spogliatoi. Così come negli spogliatoi vanno gli argentini dell’Inter, i senatori Cambiasso e Zanetti in testa, per salutare il Pipita e capire come sta.

Momenti di ansia, di apprensione. Si teme il peggio. Prime diagnosi, confuse, ufficiose, incontrollabili e per forza di cose imprecise, poi arriva quella a fine serata: forte trauma contusivo alla caviglia destra. E null’altro.

Il Napoli dosa le parole, quel «forte» lascia aperti i dubbi sul suo recupero. «Higuain è troppo importante per noi, speriamo che recuperi in tempo per la finale di sabato. Speriamo che non sia nulla di grave», dice Inler visibilmente scosso. Benitez è più prudente. «Difficile fare previsioni. Ne sapremo di più nelle prossime ore. Ovvio che siamo in ansia, Gonzalo è un giocatore molto importante». Più tardi il dolore, che poco dopo l’incidente era stato intensissimo, comincia a scemare. Gonzalo alla fine della partita salirà sul pullman della squadra, camminando con le stampelle, e tornerà a Napoli con gli altri. E il pessimismo inizia a colorarsi di ottimismo.

Fonte: Il Mattino

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