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Higuain: “Adesso sto bene. Siamo pronti a rimetterci in corsa verso lo scudetto”

NAPOLI – Rigorosamente. Da bomber consumato, di razza pura: freddo e sistematico. Una volta in alto a destra; un’altra rasoterra a sinistra. Segni particolari: missili. Gonzalo Higuain è tornato Pipita: due gol dopo trentacinque giorni di digiuno e Toro stremato, in stile Matador (quello dell’arena), ma soprattutto una prestazione convincente dopo un paio di settimane di timori, mezze parole e mezzi casi gonfiati e sgonfiati come i palloncini. Partita di quantità e qualità, la sua: intensità e concentrazione, affondi e più minuti. E poi, oltre ogni altra valutazione, la serenità che torna a temprargli la fibra: « Ora sto bene. Siamo pronti a rimetterci in moto per lo scudetto ».

RITROVATO  – E allora, dale: in Argentina si usa tanto questa locuzione, specie quando c’è da sottolineare qualcosa di buono, di molto positivo. Proprio come la domenica di Higuain: Rafa, il Napoli e il popolo azzurro lo hanno ritrovato pimpante e reattivo, cattivo e spietato proprio come lo avevano lasciato prima che cominciasse il tormento del flessore. Anzi, il tormentone: una vecchia cicatrice sul muscolo della coscia destra, ricordo di un infortunio rimediato nella stagione precedente al Real, s’infiamma alla vigilia della trasferta di Marassi con il Genoa, e insieme s’accendono anche le spie dei quiz: cos’ha che non va? ma che succede?

LA GESTIONE  – Risposta: Perfettamente nulla. « Non mi interessano le voci, penso soltanto a lavorare e a recuperare al cento percento. Ora mi sento bene, il problema al flessore sta passando ».
Niente di strano o di particolarmente scabroso: un episodio normale, uno dei tanti della vita di un atleta, di un calciatore professionista. Un problemino muscolare curato a perfezione dallo staff medico azzurro e poi gestito a dovere da Benitez e dai suoi collaboratori. Da Rafa e dal preparatore atletico, Paco De Miguel, che lo ha seguito passo dopo passo sulla strada del rientro prima, durante e dopo ogni allenamento. Il corpo, d’accordo, e poi la mente: perché a volte ci si dimentica che anche i campioni da copertina sono uomini con pensieri e ricordi, e dunque è comprensibile il timore di rivivere gli incubi del passato. Fatto sta che la tabella studiata ad hoc per lui ha funzionato a dovere, e gli esami e i riscontri gradualmente lo hanno convinto a forzare senza freni. Risultato: due partite in sei giorni, una in Champions e una in campionato, e il minutaggio che gradualmente s’impenna. Musica per il Napoli.

IL RIGORISTA  – Note soavi, sì, quei due rigori calciati alle spalle di Padelli. E anche i numeri: sei gol in totale, cinque in campionato e uno in Champions, e digiuno spezzato dopo oltre un mese. Per la precisione, dopo trentacinque giorni: l’ultima rete, infatti, risaliva alla sfida con il Milan del 22 settembre. Poi, nada mas. Fino a ieri. Braccia al cielo e una nota a margine: il Napoli, negli ultimi anni, ha sempre avuto problemi dal dischetto, ma la tranquillità e la freddezza dimostrate ieri dal Pipita sono valse l’incoronazione definitiva: ecco il nuovo rigorista. Un bell’incentivo, in chiave marcatori: a Madrid, al Real, c’era Cristiano, mentre l’incaricato azzurro è lui. Che, tra l’altro, non disdegna anche le punizioni. Rafa gli ha predetto 20 gol: « Vedremo: sono felice per la doppietta, è ovvio, ma la cosa più importante è aiutare la squadra ».

LO SCUDETTO  – E ora, sotto con la Fiorentina. Gente che non scherza, i viola. Gente che gioca bene: « Beh, bisogna soltanto pensare a noi: per il momento dico che sono molto felice per questi tre punti che ci permettono di ripartire anche in campionato: era una partita importante ». Saggio. « Per puntare allo scudetto, però, serve continuità ». E quindi? « Dobbiamo continuare a vincere ». Tutti avvisati.
Fonte: Corriere dello Sport

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