Napoli – Pensarci e poi ripensarci: e accorgersi che non è certo un sogno, ch’è tutto vero, e non c’è bisogno di pizzicarsi la guancia, né di farsi scivolare la «manita» dinnanzi agli occhi. E’ il Mondiale dei Mondiali, perché si gioca in Brasile, a casa, ed esserci è un privilegio inaspettato, almeno sei mesi fa, quando la vita di Henrique Adriano Buss, se gradite semplicemente e sinteticamente Henrique, è cambiata. «Sono arrivato qua grazie anche a ciò che ho imparato a Napoli» . Sono bastate diciotto partite – undici di campionato, due di coppa Italia, cinque in Europa – per fare d’un interrogativo un calciatore completo e per trasformare un pregiudizio in una certezza: Henrique Adriano Buss spunta dal nulla sul finire del mercato (cosiddetto) di riparazione, esce da un cilindro e sa di niente, sommerso come era dagli Skrtel, dagli Agger e pure dagli Astori.
LA SORPRESA. Sa di Palmeiras, certo e basterebbe anche soltanto questo, perché il calcio nasce in Inghilterra ma si sublima in Brasile: però poi ci sono le divagazioni sulle scuola difensiva brasiliana e una serie di vaghe segnalazioni su qualità che sono sostanzialmente ignote, perché Henrique è fuori dal grande circuito mediatico, non ha un nome che scatena «appeal». Il Napoli ha fatto di testa sua, uscendo dal circuito della banalità, lasciandosi guidare dai fidati amici e poi ascoltando quello che racconta Cruz, libero d’un ventennio fa che ha piede e vista lunga: «Giocatore notevolissimo». Un affare che richiede un investimento di quattro milioni circa di euro: quel che si dice un colpo, visti i risultati, che Bigon e lo staff portano in dote in una sessione nella quale entrano anche Ghoulam e Jorginho.
S EMESTRE AZZURRO. Ma neanche Henrique Adriano Buss avrebbe osato arrivare a tanto: nei ventitré per il Mondiale dei mondiali c’è posto per lui, che a Napoli ha giocato ovunque, da mediano e da centrale e da esterno basso, ed ha pure segnato (e che gol, a Catania) e si è imposto. «Ho imparato molto e sto vivendo una gran bella esperienza proprio grazie a quegli insegnamenti. Sto assorbendo cose nuove, dal calcio e dalla vita, da quando sono arrivato in quella città, e alcune di queste mi hanno portato al Mondiale . Io avevo una aspirazione da bambino e Dio ha tracciato questo mio cammino e mi ci ha fatto arrivare. Devo un grazie al Napoli, al Palmeiras».
Fonte: Corriere dello Sport
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