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Hector Cuper avrebbe ricevuto 200mila euro per truccare partite

Soldi per combinare quattro partite, due in Spagna due in Argentina. Soldi – parliamo di circa duecentomila euro – che sarebbero stati versati dalla camorra napoletana all’allenatore del Racing Santander Hector Cuper. Ipotesi al vaglio degli inquirenti, quanto basta a rendere necessario un volo in Spagna. Calcioscommese, l’inchiesta alla snodo che conta. C’è una richiesta di rogatoria della Procura di Napoli, una istanza che fa emergere nuovi particolari sulla capacità della camorra stabiese di investire e riciclare. Ma anche di provare a condizionare l’andamento di partite di calcio per piazzare scommesse sicure. Una richiesta di rogatoria, dunque, ci sono alcune tracce investigative. Intercettazioni, tanto per cominciare. Nei mesi scorsi, la Procura di Napoli ha raccolto alcune conversazioni telefoniche tra l’allenatore Cuper e alcuni soggetti ritenuti legati al clan D’Alessandro. Soldi, neanche a dirlo, al centro dei discorsi intercettati.
Una sequenza di conversazioni che ha spinto gli inquirenti napoletani ad elaborare questa ipotesi: Cuper avrebbe accettato denaro in cambio dell’impegno a combinare alcuni match su cui la camorra dei D’Alessandro aveva intenzione di puntare. Un impegno pagato a peso d’oro. Circa duecentomila euro, soldi presi da Cuper per convincere qualcuno a combinare uno o più risultati. Una ricostruzione che però attende conferme, anche alla luce di un particolare non secondario: se gli inquirenti ritengono di aver ricostruito il passaggio di mano dei quattrini, hanno anche verificato che poi, alla fine, le partite si sono concluse in modo diverso da quello concordato dalla camorra stabiese. Rabbia e propositi di vendetta da parte di chi aveva versato denaro non sarebbero così sfuggiti ai pm, che da oltre un anno stanno mettendo a fuoco l’ultima frontiera di pallone truccato. Scenario globale, ormai è chiaro, indaga il pool anticamorra del procuratore aggiunto Rosario Cantelmo, dei pm Pierpaolo Filippelli e Claudio Siragusa.
Indagato per associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva, l’ex allenatore di Inter e Parma non ci sta a passare come il trait d’union di un raggiro internazionale. Si dice pronto a dimostrare la piena estraneità alle accuse, motivato a raccontare una versione dei fatti che – giura – è in grado di capovolgere la ricostruzione fatta dagli inquirenti napoletani: non conosco camorristi, mai frequentato intermediari della camorra, il mio calcio è quello che si fa in campo, lontano da trucchi e combine. Inchiesta che decolla, dunque, accertamenti condotti dei militari del nucleo investigativo di Torre Annunziata, agli ordini del capitano Alessandro Amadei. Testimoni eccellenti finora ascoltati in Procura, si lavora sul flusso di scommesse ricostruito nel corso dell’ultimo campionato.
Dal basso verso l’alto, dai tornei di eccellenza a salire fino alla serie A. Una trentina le partite sotto attenzione, non solo campionato italiano. Inchiesta complessa, che si è arricchita nel corso del tempo del racconto di un collaboratore di giustizia (un ex esponente della camorra stabiese), ma anche della testimonianza di un bookmaker austriaco. Tanti tasselli da mettere in ordine, a partire dall’andamento di alcune partite ritenuto sospetto anche alla luce di quanto avvenuto fuori dal campo, con un flusso di scommesse abbastanza anomalo. Puntate su rimonte in extremis, c’è chi ha sbancato piazzando soldi su risultati che si sono avverati solo negli ultimi secondi di partite dall’andamento altalenante. Indagine di sistema, ora la Procura punta sulla Spagna. Martedì mattina l’incontro con Cuper, i pm napoletani agiranno su rogatoria, a stretto contatto con l’autorità giudiziaria iberica. Il primo passo per mettere a fuoco la forza e la gittata di un gruppo di potere criminale nato – almeno sul versante delle scommesse – dieci anni fa in zona monti Lattari. 

 

La Redazione

A.S.

Fonte: Il Mattino

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